A Pesaro in primo piano il cinema argentino

Segnali di vitalità arrivano dalle opere sudamericane

Ogni anno il Festival di Pesaro dedica un’attenzione particolare ad una cinematografia e la 42. edizione ha posto i riflettori sul nuovo cinema argentino. Negli ultimi anni in festival come Venezia e Torino sono passati numerosi di questi film che però non sono stati presi in considerazione dalla rassegna di Pesaro, che ha puntato piuttosto soprattutto su titoli inediti al pubblico italiano.

Una tavola rotonda ha spiegato le ragioni della scelta argentina. Daniele Dottorini, curatore del catalogo, ha spiegato che “è una cinematografia problematica quella argentina, che si è rivelata come una nuova ondata dinamica e multiforme. Gli sguardi sono molteplici e anche le forme e le idee di cinema, con l’intersezione tra fiction e documentazione. I giovanissimi registi del 2000 sono spinti ad inventare un percorso a 360 gradi, che è attento alla contemporaneità del continente latinoamericano e al contempo assorbe luoghi, ritmi e immagini delle cinematografie più disparate, occidentali e non”.

Questa nuova ondata è passata attraverso la devastante crisi economica del 2001 e risente ancora delle ferite aperte degli anni della dittatura militare dal 1976 al 1983 e della tragedia dei desaparecidos.
Ma è anche un cinema che ha qualche debito con i cineasti del passato, come Fernando Birri, che dice: “Alla domanda se il cinema argentino inizia da uno stato di necessità o da uno stato di grazia rispondo che nasce da uno stato di necessità, ma in questi ultimi decenni è stato toccato anche dalla grazia”.

Sergio Wolf, critico cinematografico e anche regista, ha parlato dell’importanza della retrospettiva presentata a Pesaro su Leonardo Favio “autore che è sempre stato un punto di riferimento molto forte nel cinema argentino degli anni Sessanta e Settanta, e anche nel nuovo nuovo cinema argentino, quello degli ultimi anni. Adesso si riprende in mano quel processo interrotto negli anni della dittatura militare e che poi è faticosamente ripreso verso la fine degli anni Ottanta quando si cominciava a capire che il cinema non aveva esaurito la propria forza. E proprio a metà degli anni Novanta quando il cinema agonizzava e c’era poco interesse da parte dei politici verso la cultura, è partita una nuova legge sul cinema che ha incentivato, anche se con pochi mezzi, la possibilità di fare cinema”.

E il cinema argentino visto a Pesaro ha dimostrato la sua vitalità attraverso storie raccontate con semplicità, ma con grande intensità e forza, e forse il filo rosso che lega molte di queste opere è che il nuovo cinema ha un senso di contemporaneità che prima non esisteva e un dinamismo che viene proprio dal poter raccontare con maggior libertà la quotidianità del paese.