A più di due anni di distanza dal primo lavoro “Back to Bedlam”, James Blunt torna con le dieci nuove canzoni del suo secondo disco “All the lost Souls”.
Nonostante l’utilizzo smodato da parte dei mass media di alcuni dei brani del primo album, “Back to Bedlam” si era lasciato apprezzare per le sonorità fresche e coinvolgenti e per i testi sentimentali ed emotivi. Blunt, forte del successo e delle 11 milioni di copie vendute, ha cercato di dare una svolta più riflessiva sia ai suoi testi che alle sonorità.
La prima traccia è anche il primo singolo: “1973”. Una canzone, forse la più riuscita, intrisa di nostalgia del primi anni Settanta che rende bene l’atmosfera dell’intero album, e che da sola spiega le linee base di tutto il secondo lavoro del cantante. L’amore è ancora al centro delle tematiche di James Blunt, questa volta nelle sue sfaccettature malinconiche, sottolineate dallo scorrere inesorabile del tempo che oltre a far affievolire i sentimenti, fa tornare alla mente luoghi e persone ormai persi nelle nebbie della memoria.
La svolta cercata da Blunt, però non sembra del tutto riuscita. Abbandonata la chitarra, ora il cantautore si fa accompagnare dalle note lente e melodiche di un pianoforte che costruisce le basi che sostengono tutte le canzoni. E forse anche per questo il lavoro risulta un po’ ripetitivo.
“All the lost Souls” si sviluppa come un discorso sul binomio amore – nostalgia, che però rischia di inciampare in sonorità retrò troppo sfruttate e troppo melense. A parte il singolo, apprezzabile è anche “Annie” unico brano che regala un po’ di ritmo. Certo in questo nuovo lavoro James Blunt scava dentro de stesso, attraversa i luoghi della solitudine, della tristezza e della nostalgia, sicuramente segna un passo in più verso la maturità artistica rispetto al precedente lavoro, ma sembra che Blunt calchi troppo la mano sia sui suoni che sui testi rendendo monotono ciò che sarebbe dovuto essere introspettivo, profondo. Ed è un peccato.
Un seconda occasione riuscita solo a metà. La produzione non fa una piega. I suoni sono puliti e i brani presi singolarmente non mancano di valore e di spunti interessanti. È l’insieme che non riesce a girare a dovere, a decollare. Canzoni come “One of the brightest Stars”, “Carry You Home” e “I Can’t Hear the Music” non riescono a trascinare l’ascoltatore anche se suonano bene.
La vera prova del fuoco per James Blunt inizia ora. Dopo il successo del primo album e questo secondo lavoro un po’ sotto le aspettative, dovrà cercare di trovare davvero la sua strada e dimostrare di avere qualcosa da dire e un modo personale e originale per farlo.
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All The Lost Souls (2007)
1973
One Of The Brightest Stars
I’ll Take Everything
Same Mistake
Carry You Home
Give Me Some Love
I Really Want You
Shine On
Annie
I Can’t Hear The Music
TESTO di 1973
Simona
You’re getting older
Your journey’s been etched
On your skinSimona
Wish I had known that
What seemed so strong
Has been and gone
I would call you up everyday Saturday night
And we’d both stay out ’til the morning light
And we sang, “Here we go again”
And though time goes by
I will always be
In a club with you
In 1973
Singing, “Here we go again”
Simona
Wish I was sober
So I could see clearly now
The rain has gone
Simona
I guess it’s over
My memory plays our tune
The same old song
I would call you up everyday Saturday night
And we’d both stay out ’til the morning light
And we sang, “Here we go again”
And though time goes by
I will always be
In a club with you
In 1973
Singing, “Here we go again”
I would call you up everyday Saturday night
And we’d both stay out ’til the morning light
And we sang, “Here we go again”
And though time goes by
I will always be
In a club with you
In 1973
Singing, “Here we go again”
I would call you up everyday Saturday night
And we’d both stay out ’til the morning light
And we sang, “Here we go again”
And though time goes by
I will always be
In a club with you
In 1973
Singing, “Here we go again”
And though time goes by
I will always be
In a club with you
In 1973