BON JOVI E I 40.000 DI UDINE

Fan in visibilio per il cantante americano

Jon Bon Jovi incanta Udine suonando e cantando per più di tre ore. A dire la verità, ce lo aspettavamo tutti un po’ appesantito dagli anni. E invece Jon Bon Jovi è apparso sul palco dello Stadio Friuli a Udine, il 17 luglio, in forma splendida.

Fisico scolpito come ai tempi d’oro di These days e It’s my life, voce senza la minima stonatura anche dopo tre ore di concerto e poi, ovviamente, due occhi azzurro cielo come sempre lo sono stati e il sorriso… il suo!

Che Jon Bon Jovi il 17 luglio a Udine fosse in gran forma se ne sono accorti tutti, non solo le fan scatenate. Persino la stampa il giorno dopo ha titolato su chioma, muscoli e dentatura di un uomo che, nonostante l’età, non perde un colpo. Carismatico come sempre, affascinante, capace di cantare, ballare e saltare per tre ore filate, senza cedere minimamente alla stanchezza né alla pioggia, che ogni tanto si è fatta sentire, inzuppando fino al midollo il pubblico e Jon stesso. Che però ha minimizzato scherzando: “Sono gli angeli che piangono”.

Con lui allo Stadio Friuli di Udine, davanti a 40.000 persone in evidente visibilio, c’erano tutti i fedelissimi, Richie Sambora in primis (nonostante fino all’ultimo lo si desse per incerto). A fare da scenografia a uno spettacolo esplosivo, frizzante ed anche a tratti romantico, un maxi schermo sul quale puntare gli occhi per ammirarselo dalla prima all’ultima nota (Jon Bon Jovi ovviamente, con il suo giubbetto di pelle nero aperto davanti e la sua chioma bionda scompigliata dal vento).

Ad aprire le danze ci ha pensato Raise your hands, seguita dai migliori pezzi che hanno segnato la carriera del gruppo: Bad name, Born to follow, Keep the faith, Have a nice day, Bad medicine e le mitiche Bed of roses e It’s my life, oltre ad una cover, quella di Pretty woman, che nessuno si aspettava.
Ma forse sarebbe il caso di dire che il meglio è arrivato proprio verso la fine del concerto, quando Jon ha intonato i versi che tutti aspettavano dall’inizio: quelli di These days e di Livin’ on a prayer ad esempio.

Intorno alla mezzanotte i Bon Jovi ci hanno provato a far finta di salutare Udine, ma non c’è stato verso. Le 40.000 persone presenti non hanno fatto cenno di volersene andare e, anzi, si sono messe tutte insieme a cantare Always. E così alla fine, dopo un paio di sorrisi disarmanti che hanno lasciato senza parole persino gli uomini più scettici (sulle donne inutile commentare), ecco che gli strumenti hanno suonato la musica che tutti volevano sentire e lui, Jon, occhi azzurri concentrati e maglietta nera asciutta dopo un piccolo break, finalmente quel “This Romeo in bleeding” lo ha intonato.

E così i 40.000 fan che da tutta Italia (e non solo) hanno raggiunto Udine per ascoltarlo dal vivo se ne sono andati a casa soddisfatti davvero. Peccato solo che, nonostante le tre ore ininterrotte, a noi questo meraviglioso concerto sia sembrato decisamente troppo, troppo breve!

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Chiara Giacobelli è una scrittrice e giornalista nata nel 1983. Si è laureata a pieni voti in Scienze della Comunicazione e poi Editoria, Comunicazione Multimediale e Giornalismo. E' iscritta all'Ordine dei Giornalisti dal 2006 e ha pubblicato undici libri, tra cui il pluri-premiato saggio biografico "Furio Scarpelli. Il cinema viene dopo" realizzato insieme ad Alessio Accardo di Sky Cinema e al critico Federico Govoni. Nel 2016 è uscito il suo romanzo d'esordio "Un disastro chiamato amore" edito da Leggereditore del gruppo Fanucci. Come giornalista collabora anche con il gruppo Cairo Editore (Bell'Italia e In Viaggio), Affari Italiani, Luxgallery, oltre a tenere un blog culturale sull'Huffington Post. Il suo sito è www.chiaragiacobelli.com, oppure potete seguirla tramite Facebook, LinkedIn e Twitter.