“COUS COUS” di ABDELLATIF KECHICHE

Un Leone d’oro morale a Kechiche

Slimane è un sessantenne magrebino che ha lavorato per ben trentacinque anni al cantiere del porto di Sète (Marsiglia). All’improvviso viene licenziato dal suo impiego perché non più efficiente.
Questa dura umiliazione spinge il protagonista ad intraprendere una strada colma di difficoltà e incertezze e a coltivare l’idea di poter aprire un ristorante di cous cous su di una vecchia barca.
Con un finale decisamente decisamente diverso da quelli a cui un certo cinema d’oltreoceano ci ha abituati, arriva finalmente in Italia il nuovo capolavoro di Abdellatif Kechiche.

Aggiudicandosi il Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Venezia, Kechiche
richiama l’attenzione del suo pubblico nuovamente sul tema dell’immigrazione, ma anche su tematiche molto attuali come il lavoro precario (mai come oggi piaga sociale di molti stati europei), la solidarietà e infine l’eterno valore della famiglia.
A fare da trait d’union a tutto ciò il cous cous, uno dei fili conduttori del film e legame indistruttibile che riporta ai gesti ancestrali di intere generazioni.
Questo cibo viene mostrato più volte in momenti estremamente importanti come il pranzo domenicale al quale tutta la famiglia di Slimane (Habib Boufares) partecipa allegramente.

Seguiti da una macchina da presa attenta a rivelare ogni dettaglio, gli attori sembrano non recitare, piuttosto vivere realmente quello che sta accadendo; mangiano sul serio il cous cous, cibo squisito che, oltre ad avere una fondamentale valenza simbolica, rappresenta una vera e propria identità.
Altrettanto importanti le figure femminili che, all’interno del film, hanno un ruolo straordinariamente paradossale rispetto all’immaginario collettivo; il regista infatti ha voluto eliminare il falso pregiudizio della dominazione maschile sulle donne della comunità araba, proponendo una tipologia femminile dalla quale scaturiscono atteggiamenti come la durezza, la perseveranza e la grande forza di volontà.

Ad incarnare perfettamente questo ruolo di donna, Rym (Hafsia Herzi, Premio Marcello Mastroianni a Venezia 64. come migliore attrice rivelazione), la figlioccia di Slimane, determinata nei suoi obiettivi, a volte pungente, vero e autentico archetipo della sensualità mediterranea, aspetto saliente che Kechiche ha voluto assolutamente evidenziare.
Uscito in Francia il 12 dicembre scorso, dove ha già conseguito un grande successo, Abdellatif Kechiche (regista di Tutta colpa di Voltaire e La schivata) ha presentato in questi giorni in anteprima la sua ultima opera cinematografica che uscirà nelle sale italiane l’11 gennaio.
Un film assolutamente da non perdere!

Titolo originale: La Graine et le mulet
Nazione: Francia
Anno: 2007
Genere: Drammatico
Durata: 151′
Regia: Abdel Kechiche

Cast: Habib Boufares, Marzouk Bouraouïa, Faridah Benkhetache, Sabrina Ouazani, Alice Houri, Olivier Loustau, Bruno Lochet, Carole Franck
Produzione: Pathé Renn Productions, Pathe Films
Distribuzione: Lucky Red
Data di uscita: Venezia 2007 – 11 gennaio 2008 (cinema)