Il liceo di Suzuran è la scuola a più alto tasso di teppisti dell’intero Giappone; persino la cerimonia di insediazione dei nuovi iscritti si risolve in una rissa generale e in un’occasione ulteriore per dichiarare la propria superiorità. Sì, perchè il liceo Suzuran, nonostante pulluli di gang guidate da leader più o meno forti, nella sua storia non è mai stato comandato da un’unica banda, capace di sottomettere al suo volere tutte le altre.
Nemmeno quella guidata anni prima da Takaya, ora boss di una delle più influenti e potenti famiglie Yakuza della zona; suo figlio, Genji, è ben determinato a riuscire dove il padre, in gioventù, aveva fallito. L’obiettivo finale è quello di sconfiggere la banda di Serizawa, il più importante e forte fra i guerrieri del Suzuran. Ma Genji deve prima farsi un nome, costruirsi una reputazione e arruolare fedeli seguaci, pretoriani e luogotenenti. Più talentuoso nel menare le mani che nella dialettica diplomatica, Genji si fa aiutare sul fronte strategico da Katagiri Ken, yakuza di quartiere di mezza tacca e fuoriuscito del Suzuran dove, a suo tempo, non aveva riscosso troppo successo come combattente. Ken, nella sua mediocrità e spacconeria, riversa lealmente e sinceramente tutte le proprie speranze di rivincita postume nel tentativo di conquista del potere intrapreso da Genji. Peraltro, per il ragazzo, fra un cazzotto e l’altro c’è anche il tempo di invaghirsi dell’affascinante e conturbante cantante di nightclub Ruka.
Takashi Miike ha intrapreso la sua carriera di regista nel 1991. La sua avventura dietro la macchina da presa, prolifica come poche altre, giunge a una svolta molto iportante nel 2004, quando all’autore giapponese viene affidata la direzione dell’horror ad alto budget (e alte aspettative di ritorno finanziario) The Call, rivelatosi poi un discreto successo. Da allora Miike alterna produzioni indipendenti e a basso budget, dedicate a un pubblico di nicchia di appasionati e destinate a diventare cult istantanei, a blockbuster a elevato costo produttivo, con un target più vasto e giovanile (fra questi ricordiamo Yokai Daisenso e Sukiyaki Western Django) e con alte aspettative d’incasso. In questo solco si inserisce il suo ultimo lavoro, uscito nelle sale nipponiche nell’ottobre del 2007 portandosi a casa un incasso di più di 24 milioni di dollari, più di quanto ottenuto dai primi 50 film di Miike. Tratto dalla lunga serie di fumetti di Hirashi Takahashi, Crows – Episode 0 è un’incessante rissa continua, un divertente intrattenimente deliziosamente “manghesco” in ogni sua parte come non se ne vedevano da tempo.
Ma Miike, pur non ottenendo lo stesso successo, aveva già sfiorato il mondo della violenza giovanile scolastica, tanto ingiusitificata quanto ferale, per esempio nei suoi Young Thugs. E l’aveva fatto in maniera più cruda, efferata, umoristica e senza ammiccamenti da contratto. Come mai non aveva raggiunto allora lo stesso successo? C’è da dire che in Crows il regista giapponese può sfruttare, oltre all’ingente produzione che gli permette di liberarsi di quell’aura di pauperismo tecnico che ammanta alcuni dei suoi film, anche la presenza di due divi assoluti del mondo cinematografico giovanile, Oguri Shun nel ruolo di Genji e Yamada Takayuki in quello di Serizawa. Ben venga, quindi, il traino di due star che sono anche in grado di recitare (specialmente Yamada, ottimo in ruolo davvero calzante) e portano denaro sonante in cassa senza svilire l’arte di Miike; certo, perchè comunque Crows – Episode 0, al di là dei divi da soma, delle ragazzine urlanti, dei soldi incassati, delle grandi produzioni più o meno ingerenti, rimane un film di Miike al 100%: coinvolgente, ottimamente girato, folle, ironico, eroico.
Regia:
MIIKE Takashi
Anno:
2007
Durata:
120′
Stato:
Japan