Prima di essere un film, Gangster Squad è un evento cinematografico: la candida dimostrazione di quanto una mega produzione possa essere determinante oggi nel contesto artistico. I mezzi economici messi a disposizione per questo progetto, infatti, hanno permesso a questo film di poter contare su un cast di attori fuori dall’ordinario e di un team di tecnici con un’esperienza determinante alle spalle. Ignorando questa schiera di professionisti d’eccellenza, il nome di Ruben Fleischer, regista alla sua terza esperienza cinematografica, renderebbe questo film quasi una scommessa, quando al contrario niente sarebbe più lontano dalla verità.
Nella Los Angeles del dopoguerra Mickey Cohen è uno spietato gangster che sta mettendo le proprie mani sulla città attraverso una guerra sanguinaria contro chiunque si frapponga tra lui e la sua sete di potere. Cohen ha messo in atto un sistema radicale di corruzione che coinvolge la polizia e gli organi giudiziari, ma il sergente John O’Mara viene incaricato di creare una squadra speciale segreta che indebolisca l’azione criminale di Cohen attraverso una vera e propria guerra con lo scopo di sabotare ogni sua fonte di guadagno. Per riuscire nell’impresa O’Mara deve reclutare agenti che agiscano al limite della legalità, fuori dalle regole civili, e li ricerca tra coloro che si sono distinti per attegiamenti brutali e insubordinanti tali da renderli a loro modo incorruttibili e pronti a fare giustizia con ogni mezzo.
Basato sulla storia vera del più grande boss americano del dopoguerra, Gangster Squad ha i tratti più tipici del noir vecchio stile messi in scena in una veste moderna al limite del pop. La traccia noir del film si regge su una sceneggiatura in grado di costruire dei personaggi tanto caratterizzanti da ricreare il contesto di quella terra di nessuno che era la Los Angeles dell’epoca, abbandonata alle bramosie di spietati gangster della malavita organizzata in guerra l’uno contro l’altro. Sembra che la forza della sceneggiatura risieda principalmente nei dialoghi e nelle battute di ogni singolo personaggio, ma, se da un lato queste dimostrano di possedere quella forza indimenticabile che si rifà al simbolo per eccellenza del noir Humphrey Bogart, dall’altro danno l’impressione di condurre il film verso un’ironica caricatura fumettisica del genere.
A salvare Gangster Squad da questa deriva arrivano però quegli elementi tecnici determinanti che solo una produzione di gran livello può permettersi: una scenografia d’autore composta da un artista che ha già vissuto l’atmosfera gangster in un capolavoro del genere come Quei Bravi Ragazzi, una fotografia prodotta a meraviglia dal premio Oscar per Memorie Di Una Geisha (oltre che di Chicago e Miami Vice) e un lavoro di costumi delicatissimo affidato alla costumista dei fratelli Coen nonché di Prova A Prendermi e dell’ultimo capitolo di Indiana Jones.
Come accennato in prcedenza, l’altra fondamentale forza di Gangster Squad è il cast composto da una créme di attori fisici e istintivi. L’elemento ecaltante è senza dubbio la recitazione sopra le righe di Sean Penn nel ruolo attorno al quale gira l’intero film, il boss Mickey Cohen: Penn riesce a trasmettere magistralmente attraverso ogni gesto e sguardo quell’inquietudine emanata dall’imprevedibilità estrema di un personaggio spietato e privo di qualsiasi tipo di umanità, interpretando quel ruolo che, nonstante la sua capacità recitativa straripante dimostrata nel tempo, forse più di tutti gli si addice (con Mystic River infatti ha vinto il suo primo oscar).
Il suo antagonista John O’Mara è un reduce della guerra che non riesce ad accettare di vivere in una condizione di pace apparente e sceglie di rischiare di lasciare suo figlio orfano piuttosto che farlo crescere in una città marcia e corrotta: Josh Brolin sembra interpretare quello stesso uomo ruvido che veniva fermato soltanto dalla psicopatia esagerata del killer di Non è Un Paese Per Vecchi, ma qui mette in mostra quella durezza nel volto necessaria per dimostrare, come nel migliore dei noir, che non esiste una linea netta di distinzione tra buoni e cattivi, ma semplicemente tra fuorilegge e difensori di un ordine legittimato. Proprio questa linea indefinita permette alla sceneggiatura di comporre la Squad di personaggi più simili a una banda di cowboy che ad agenti di polizia speciale, caratterizzati dalla rudezza di un pistolero texano vecchio stampo e dall’intelligenza di un genio delle tecniche di spionaggio. Non è un caso che l’unico degli attori maschili che non si sporchi le mani in questo film ha il volto burbero e rovinato da combattimenti passati, quello del vecchio Nick Nolte, quasi a dimostrare come nessuno che voglia combattere veramente una guerra possa restare ad osservare gestendo le operazioni dall’esterno nel ruolo di spettatore.
L’unico che non riesce a convincere abbastanza è Ryan Gosling nel ruolo di Jerry Wooters, poliziotto disinteressato che si lascia poi coinvolgere nella Squad. È un ruolo piuttosto difficile, quello dell’unico effettivo gentiluomo carico di charme in un mondo rozzo e selvaggio, l’unico in grado di dimostrare una parvenza minima di umanità. La difficoltà per questo attore sta nel dover restare in equilibrio tra questa umanità e la brutalità che lo circonda, e la magia riesce finchè il suo ruolo gli permette di essere disinteressato, ma nel momento in cui amore e amicizia lo coinvolgono si ha l’impressione di rivedere ancora quell’attore fuori ruolo visto in Drive. Gosling non sembra essere in grado di giustificare il passaggio del suo personaggio dal ruolo di duro spietato a quello dell’innamorato che non si accontenta più semplicemente di sopravvivere giorno per giorno, così non risulta fin troppo credibile la sua relazione con Emma Stone, truccata maginificamente nell’affascinante versione dark di una Lauren Bacall alla quale il destino ha rifiutato la celebrità costringendola a diventare la donna succube di un gangster.
A un primo sguardo Gangster Squad pagherebbe fin troppo la somiglianza nella trama con un capolavoro del genere gangster come Gli Intoccabili di Brian De Palma: lo stesso Sean Penn ha dichiarato di essersi sforzato molto per interpretare un boss che riuscisse a differenziarsi da quell’Al Capone recitato da Robert De Niro. Ma la distanza temporale da quella pellicola e soprattutto il budget messo sul tavolo per effettuare questo film, riescono ad evitare che Gangster Squad passi inosservato, creando inoltre uno stuzzicante parallelo tra la rappresentazione e la realizzazione del film: tanto la troupe quanto il cast sembrano identificarsi sorprendentemente nella super squarda di poliziotti capace di passare alla Storia americana come a quella di Hollywood.
Titolo originale: Gangster Squad
Nazione: U.S.A.
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 106′
Regia: Ruben Fleischer
Cast: Josh Brolin, Ryan Gosling, Emma Stone, Sean Penn, Nick Nolte, Giovanni Ribisi, Anthony Mackie, Robert Patrick, Frank Grillo, Michael Peña, Mireille Enos
Produzione: Langley Park Productions, Lin Pictures, Village Roadshow Pictures
Distribuzione: Warner Bros Italia
Data di uscita: 21 Febbraio 2013 (cinema)