Gli ALT-J strapazzano i Magazzini Generali di Milano

Sold-out per l'evento dell'anno

In Italia era uno degli eventi più attesi dell’anno. Sold-out da diverse settimane, al punto d’essere costretti a cambiare location per la troppa richiesta di biglietti.

Si tratta del concerto degli Alt-J, tenutosi il 30 Novembre ai Magazzini Generali di Milano. Etichettata come band indie pop di culto, gli Alt-j arrivano a Milano nella terza ed ultima tappa italiana del loro tour, dopo quelle di Ravenna e Roma (entrambi sold-out). Recentemente, grazie all’album di debutto An Awesome Wave, la band ha ricevuto l’ambito Mercury Prize, titolo che premia il miglior disco britannico dell’anno.

Alle 21 precise ad aprire il concerto ai Magazzini, già stracolmi di gente, la band romana Litro. Venti minuti dopo il mio ingresso, i quattro di Leeds salgono sul palco con l’aplomb degna della loro Regina. Mantenendo una certa compostezza per tutta la durata del concerto, la band snocciola pezzo dopo pezzo quasi tutto l’album, suppergiù secondo la scaletta originale del disco. Intro e Interlude servono a scaldare l’atmosfera prima di sfoggiare la gemma del disco Tessellate. La destrezza del batterista Thom Green in Something good, la prepotenza con cui il tastierista Gus Unger-Hamilton si getta brutalmente sul synth in Fitzpleasure e la precisione del cantante Joe Newman in Dissolve Me fanno svoltare decisamente la serata a tutto il pubblico lì presente.

A fare da mattatore della serata, il tastierista che, tra un pezzo e l’altro, conversa con il pubblico introducendo a mano a mano ogni brano.

Originale anche l’esecuzione di Slow Dre, mash-up di Slow di Kilye Minogue e Still Dre di Dr.Dre. Ma è con Matilda che gli Alt-J fanno venire la pelle d’oca ai fans. Per non parlare della successiva Breezelbocks: il miglior momento del concerto. Dopo l’uscita di rito, gli Alt-J finiscono il concerto con la delicata Hand Made e Taro che tanto profuma d’Oriente.

Il concerto dura 45 minuti. Poco. Troppo poco per un concerto. Ma non si poteva chiedere di meglio alla band di Leeds che ha offerto un’esibizione di altissimo livello. La perfezione maniacale verso la ricerca del suono emblematica nel disco, si mostra anche durante l’esibizione dal vivo: il continuo intreccio di voci e di ritmiche ossessionanti restano in un equilibrio apparentemente instabile.

Di fatto le canzoni dal vivo non si discostano affatto dalle versioni originali. Gli Alt-j hanno il potere di risvegliare nell’ascoltatore un’intimità a lui stesso ignota. L’enorme potenza delle loro sonorità viene esibita con la delicatezza di un battito d’ali di farfalla. Non fidatevi di chi li sminuisce definendoli semplicemente band per hipster: il talento qui c’è, e smisurato. Ora non ci resta che aspettare un secondo disco per farci un’idea più convincente. Intanto, ascoltiamo quest’onda fantastica fino alla nausea da mal di mare.