“Il ratto d’Europa” al Tetro Storchi di Modena

Il teatro politico di Claudio Longhi

Il progetto che ha portato alla messinscena dello spettacolo “Il ratto d’Europa” è tra i più interessanti dell’anno. Il gruppo di attori assieme al regista Claudio Longhi hanno legato le proprie vite alla città di Modena per un anno intero. Lo spettacolo, che andrà in scena dal 9 al 19 maggio, rappresenta l’apice del loro lavoro.

Il progetto “Il ratto d’Europa” si è sviluppato in questi mesi in due differenti direzioni; cercando cioè di creare, da una parte, un ponte tra la città di Modena (la prima città destinataria del progetto, la seconda sarà Roma) e l’Europa e, contemporaneamente, attivando e facendo interagire le realtà associazionistiche, sportive e culturali del territorio locale. A tal scopo sono state numerosissime le iniziative che si sono svolte a Modena durante l’arco dell’anno e che proseguiranno anche dopo la conclusione dello spettacolo; dai laboratori scolastici in via di conclusione in questi giorni, alla rassegna “Il giro d’Europa in 80 giorni” nella quale a turno un personaggio del mondo del teatro e non solo racconta in modo personale il proprio legame con una città europea.

Il progetto politco-teatrale è tra i più belli e interessanti della stagione: per la limpidezza e l’ambiziosità delle idee che lo animano, per la grandiosità e la ricchezza del programma che man mano si è andato formando. Un’opera che vuole rinsaldare il legame tra il teatro e la comunità; ed il gruppo che l’ha creata dimostra di credere fortemente nelle potenzialità del teatro, affidandogli un compito molto ambizioso: il teatro cioè deve essere il mezzo per mettere in comunicazione realtà diverse.

Dal 9 al 19 maggio è in scena lo spettacolo che raccoglie il lavoro di questi mesi. È stato impostato in modo originale, sul calco del format televisivo degli anni ’90 “Giochi senza frontiere” una delle iniziative comunicative più felici per infondere nei cittadini dell’UE il sentimento di comune appartenenza ad un’unica comunità.
_ I 9 attori in scena devono superare 9 prove per salvare l’unione tra gli stati europei che rischia di sgretolarsi. 9 prove che ovviamente saranno un modo per far conoscere meglio agli spettatori storia, legislazione e costumi dei 27 paesi, affrontando i temi più seri della guerra, dei confini e quelli più leggeri dello sport e della cucina, quset’ultimo, con un inserto di una poesia di Sanguineti che si collega a Brecht verso il quale questo lavoro teatrale è fortemente debitore – il regista Claudio Longhi ha appena terminato del resto la fortunatissima tornèe della “Resistibile ascesa di Arturo Ui” con Umberto Orsini.

Gli attori sono bravissimi: affiatati come pochi, riescono ad eccellere nelle singole performance proprio in virtù della perfetta coordinazione reciproca. È una prova di spessore per l’ottima qualità della recitazione, per la sua continuità (tutti e nove gli attori non si fermano un attimo ma arricchiscono la scena principale con innumerevoli sketch di contorno) e per la capacità di occupare il palcoscenico (e il teatro intero); Lo spettacolo infatti rompe ogni divisione attore/pubblico senza alcun riguardo: si recita in ogni palchetto, si urla dal loggione o si entra in scena dalle porte secondarie; si sussurra nell’orecchio dello spettatore in platea e lo si invita a salire sul palco per aiutare con le coreografie; oltre all’orchestra ordinariamente collocata nell’apposita “buca”, fa saltuariamente le sue scorribande sul palco di alcuni cori modenesi (diversi nelle diverse serate) e non manca di partecipare alla completa distruzione di ogni utilizzo convenzionale dello spazio scenico una vivace squadra di rugby che lancia con serenità il pallone da una parte all’altra della platea.

Una tale perfezione, o meglio, il totale accordo tra le modalità spettacolari e il gusto di chi scrive, è, sempre per parere personale, compromesso, da alcune scelte discutibili: una su tutte la lunghezza dell’opera che sfiora le quattro ore e strema letteralmente il pubblico e probabilmente anche gli attori (anche se così non appare). Tanto più, considerando che si tratta, per molte delle nove sezioni di cui è composta l’opera, di teatro d’informazione per il quale il pubblico deve compiere uno sforzo di comprensione non indifferente, come quando, ad esempio, viene descritta la trafila burocratica per partecipare ad un bando UE.
_ In seconda battuta, proprio questo bombardamento di informazioni sull’Euopa a tratti sembra eccessivo, non filtrato e difficile da assorbire perché non collocato all’interno di un disegno organico, ma scollegato e poco adatto alla drammatizzazione.

Resta comunque il merito di aver messo in piedi un progetto sull’Europa con queste coraggiosissime modalità; lo spettacolo deve destare attenzione ed interesse anche per le soluzioni che propone per il futuro del teatro nei termini di una cura più approfondita del legame con il territorio.

ideazione e regia Claudio Longhi
_ drammaturgia collettiva
_ con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Olimpia Greco, Lino Guanciale, Diana Manea, Simone Tangolo, Antonio Tintis
_ spazio scenico Marco Rossi
_ costumi Gianluca Sbicca
_ luci Tommaso Checcucci
_ assistente alla regia Giacomo Pedini
Il ratto d’Europa
[ERT Emilia Romagna Teatro->www.emiliaromagnateatro.com]
durata circa 4 ore.