Settimana della Critica
Al suo primo lungometraggio Samuel Collardey, già collaboratore di Claire Simon e Philippe Garrel, giunge accompagnato da una peculiare sensibilità documentaristica, maturata con tre cortometraggi di cui l’ultimo (Du soleil en hiver, 2005) presentato alla Quinzaines des Réalisateurs di Cannes.
L’etichetta “documentario” tuttavia, non rende pienamente giustizia a L’apprenti; che anzi, se guardato senza conoscere anticipatamente gli intenti del regista, potrebbe essere ragionevolmente scambiato per un’opera narrativa dal ritmo lento ed intenso. Collardey restituisce per immagini la storia di Mathieu, quindicenne che si sta formando presso una scuola d’agraria, e che nel corso dei suoi studi si trova a dover affrontare un periodo di tirocinio (quello che si dice ormai comunemente “stage”) presso la fattoria di un anziano di nome Paul. Mathieu desidera profondamente progettarsi un futuro nell’allevamento e nella vita campestre: tale sua inclinazione si scontra tuttavia con i desideri della sua famiglia. Per i genitori, separati, parla la madre, che vorrebbe il figlio impegnato in un lavoro maggiormente sicuro a livello economico; il padre rimane figura sfuggente, lontana, incapace di educare un figlio. “Quando ci vediamo rimaniamo in silenzio, e se ci parliamo, litighiamo”, afferma Mathieu.
Ma nel progetto di vita di Mathieu c’è posto anche per il superamento di questi problemi, o meglio per una riconciliazione con il sé. Gli svaghi e le frivolezze dell’adolescenza, che punteggiano le settimane del ragazzo, cedono sempre più di frequente il passo alle difficoltà del tirocinio in fattoria, dove l’entusiasmo si scontra con l’inesperienza. E dove l’apprendistato si trasforma in educazione, trovando nel maestro-fattore una figura di riferimento capace di restituire in parte ciò che l’assenza paterna aveva sottratto.
Collardey è sincero e privo d’enfasi indebite: l’impegno in fattoria e la vita in casa o a scuola sono descritti con sguardo lucido e parimenti trasparente nel documentare una discussione in famiglia, una festa tra studenti o la macellazione di un maiale. Difficile dire, contemplando il risultato artistico, quanto l’apporto degli “attori” (dotati di naturalezza e abilità comunicative non usuali) sia stato guidato da indicazioni registiche, e quanto invece vi sia di spontaneo. Ma forse proprio questo dilemma è la miglior prova del buon esito a cui è pervenuto il lavoro del regista.
L’apprenti
Francia, 2008; 85′
Regia: Samuel Collardey
Interpreti: Mathieu Bulle, Paul Barbier
Produzione: Grégoire Debailly