“La fabbrica dei preti” di Giuliana Musso

La dimensione umana dei sacerdoti

La fabbrica dei preti è il titolo del nuovo progetto teatrale di Giuliana Musso presentato in anteprima in forma di studio venerdì 3 agosto nell’ambito della decima edizione della rassegna F.I.L.I. – Filanda Idee Lavoro Identità, dedicata al tema “Cittadinanza dei diritti” e ospitata presso la Filanda Romanin Jacur di Salzano.

Il tema di questa nuova indagine teatrale oscilla tra l’educazione impartita nei seminari italiani degli anni ’50 e ’60 e il racconto delle vite di alcuni di quei giovani seminaristi, che sono poi divenuti sacerdoti e che oggi hanno poco più di 70 anni. La vita dei ragazzi nei seminari dell’era pre-conciliare della Chiesa italiana (1962-65) è stato ben descritto da un racconto autobiografico in lingua friulana di Don Antonio Bellina, La fabriche de predis, che Giuliana Musso ha voluto riportare all’attenzione adattandone alcuni brani per il suo testo teatrale.

I seminari degli anni ’50 e ’60 hanno formato una generazione di preti che ha attraversato la storia contemporanea e sta assistendo al crollo dello stesso mondo che li ha generati.
La narratrice vicentina alza il velo sulla loro dimensione umana, che definisce un piccolo tabù della società, per rimettere l’essere umano e i suoi bisogni al di sopra di ogni norma e dottrina. L’attrice denuncia con tenerezza che i seminari di qualche decennio fa hanno operato per dissociare il mondo affettivo dei piccoli futuri sacerdoti dallo loro dimensione spirituale e devozionale, e dà voce ai preti innamorati della vita che hanno cercato con coraggio uno spazio in cui ciò che era stato separato e represso durante la loro formazione si potesse riunire e liberare.

Gli spettacoli della Musso sono caratterizzati da un metodo di scrittura basato su quello che lei definisce un “teatro d’indagine”, al confine tra il teatro di narrazione e il giornalismo d’inchiesta, il gioco della finzione e la passione della documentazione. Si tratta di un percorso autorale strutturato su tecniche di ricerca che prevedono la raccolta di dati, l’analisi e la composizione drammaturgica fino al processo della messa in scena. Nati in casa (2001) è il manifesto della nascita in Italia, un monologo elaborato a partire dalla ricerca di documenti e testimonianze sulle vecchie levatrici, sviluppato attraverso l’ascolto dei loro racconti, storie ed aneddoti che si sono mischiati ad uno studio dei testi scientifici e letterari, da cui è conseguita una denuncia politica. Nel 2005 lo spettacolo ha ricevuto il premio della Critica, per il lavoro di attrice e autrice che la Musso ha compiuto anche in Sexmachine, composizione di sei monologhi sul tema della sessualità.

L’argomento è stato affrontato attraverso l’incontro con persone normali e specialisti, la registrazione della loro esperienza e un approfondimento antropologico, per tracciare un panorama umano e affinare una tecnica di narrazione affidata a diversi personaggi. Nel 2008 scrive e interpreta Tanti saluti, spettacolo civile clownesco sul morire. Il copione è stato redatto su una selezione di materiali audio, non trattandosi della semplice elaborazione di un passaggio diretto dell’esperienza e non attenendosi a una concreta dinamica dei fatti, ma fungendo da “macrotesto”, risultato di un’operazione di integrazione e condensazione, invenzione e riempimento di quelli che all’ascolto e alla visione sono percepiti come degli spazi vuoti, in cui inserire in situazione l’improvvisazione e il linguaggio del clown.

Leggi anche:

| | |