La storia della tecnica medicale coincide con l’evoluzione dei metodi di visualizzazione endoscopici. Il corpo si schiude alla protesi telescopica che lo esplora come un fiore di carne… Nella medicina antica tra la carne e la mano del chirurgo s’interpone la carta. Le flap-anatomies o fugitive sheets, che gli studenti di medicina adottano nel Cinquecento per esercitarsi nella dissezione, sono modellate su lontane anatomie fantastiche e propongono un corpo di carta da srotolare sul tavolo, una cartografia dell’organismo fondata su modelli pneumatici (vene come tubi, ed il cuore è un rubinetto…), da cui si sviluppano gli atlanti anatomici ed in seguito altri impressionanti simulacri, come le riproduzioni ceroplastiche. Si presuppone che la medicina odierna sia ormai emancipata dall’adozione di simili mostruose rappresentazioni, ed in effetti (quasi certamente) è così, ma non certo la fiction medica. Da E.R. ad D.r House ricorre la scena in cui il corpo cede le proprie funzioni vitali ai segni fosforescenti di un macchinario melodrammatico dove il balletto frenetico di un’onda sinusoidale, accompagnata dal pulsare serrato di un segnale acustico, esprime con pathos futurista il rumore di una vita che rischia di spegnersi sul tavolo operatorio…
L’interno del corpo umano è un abisso dalle cui profondità emerge l’ignoto, la minaccia, l’anomalia. Addentrarsi nel corpo? È come addentrarsi sotto la superficie dell’oceano: significa andare incontro all’informe, al molle, al sanguinolento, ossia a tutto ciò che dovrebbe rimanere dentro (sotto), inguainato, circoscritto, celato… Il bisturi è il Nautilus. La tecnica diagnostica mira a dare rilievo all’invisibile, ed il viaggio dentro il corpo è sempre un viaggio fantastico.
In House grazie alle visualizzazioni digitali delle alterazioni miscroscopiche dell’organismo umano si concretizza l’esperienza inenarrabile dello smarrimento del Sé, secondo il canovaccio della visione microscopica. Nel punto di contatto tra i due catodi, visione e corpo, si genera ancora una volta l’orrore e la fascinazione dell’orrore nell’incontro tra scienza ed anatomia fantastica (“bello come l’incontro casuale di una macchina da cucire e d’un ombrello…” diceva il Comte De Lautréamont), retaggio minuto dell’Irrazionale. Nella serie ricorre compulsivamente questa scena-madre: rapida “possessione” del corpo da parte della malattia, situazione interscambiabile all’invasione (colonizzazione) dell’agente introdotto per distruggerla.
Il dramma viene inseguito nel suo rapido svolgersi da rapidissime, rapsodiche, zumate. Nel pilot la zumata corre e s’arresta contro il rugoso spalto del viso di House messo a fuoco attraverso una lastra radiografica, azione che suggerisce allo spettatore un paragone tra lo sguardo “panottico” del Savant (démoniaque) ed una sorta di visione sciamanica in grado di ricollegare ad un sapere positivo la datità che gli apparati asciutti (lastre, schermate LCD, referti illuminati dal neon) gli porgono estraendola dalla “musica per organi caldi” suonata dal corpo malato…
Questo testo è apparso in una versione differente e corredata di note sulla rivista “Cinergie. Il Cinema e le altre arti”, n. 14, settembre 2007.