“Mio Cognato” di Alessandro Piva

Un viaggio on the road attraverso Bari Vecchia per un film “onironico”, cioè un po’ onirico e un po’ ironico

E’ la storia di due cognati, Toni (Sergio Rubini), piccolo boss degli ambienti malavitosi baresi, e Vito, ingenuotto trent’enne borghese piccolo e goffo, che per la sorte del caso si ritrovano a viaggiare a bordo della fiammeggiante macchina rossa di Toni per tuta la notte attraverso le vie della città.

Il vero protagonista della seconda opera di Alessandro Piva, divenuto famosissimo (soprattutto al sud) dopo l’exploit de “LaCapagira”, vero film culto tra i giovani meridionali, è ancora una volta Bari. In particolare quella Bari malavitosa dei quartieri meno raccomandabili che è, allo stesso tempo, la parte di Bari però più bella, inedita, sotterranea, misteriosa e a tratti surreale; abitata da personaggi che di notte risultano strani e ambigui e che vivono secondo regole valide solo a Bari (tra i tanti personaggi incontrati durante la notte dai due protagonisti si ritrovano Pinuccio e Sabino de “LaCapagira”). Una Bari Vecchia esaltata, inoltre, da un’ottima fotografia (per lo più notturna) che risalta le figure dei due protagonisti tra le luci dei vicoli, dei ristoranti e delle luminarie per le feste religiose.

In questo contesto, “abbellito” da catenoni d’oro,camicie aperte, bische, birre e panni stesi, si muovono alla ricerca della macchina rubata di Vito i due protagonisti antitetici; da una parte Toni sbruffone rispettato nell’ambiente della piccola malavita barese e chiamato “il professore” perché ha addirittura la licenza media, dall’altra Vito talmente estraneo al sottobosco della malavita da sentirsi spesso chiedere se sia di Bari (“Non sind d Ber? “ ). Due cognati, quindi, diametralmente opposti ma costretti a sopportarsi civilmente. Ed ecco spiegato quindi il titolo “Mio cognato” (che ha sostituito in extremis il ben più originale Vito Morte e Miracoli) con l’appendice anglofona “my brother in law” ovvero “fratelli secondo la legge” a sottolineare proprio che si tratta di parenti né per scelta né tanto mento per sangue, macroscopicamente differenti e in buona sostanza reciprocamente ostili. L’antitesi dei due personaggio ed il viaggio on the road crea numerose e manifeste analogie con la coppia Gassman-Trintignant di “il Sorpasso” di Dino Risi, sebbene il regista affermi di essersi ispirato maggiormente a Martin Scorsese e al Kurosawa di “Cane randagio”.

Il linguaggio è una componente fondamentale della vicenda e diventa marca distintiva del rapporto tra i due cognati: da una parte troviamo le forme dialettali e i modi di dire di Tony e dei suoi amici (Sandokan, Saddam, Marlon Brando), dall’altro quell’italiano fuori luogo di Vito che non fa che aumentare la sua situazione di pesce fuor d’acqua.
Seppur l’ambientazione sia la stessa del “LaCapagira”, e uguale sia lo schema narrativo (ottenuto dall’inserimento di vicende dai toni quasi surreali in un impianto più realistico), rispetto al film d’esordio manca qui l’ originalità e la vivacità registica che aveva caratterizzato l’opera prima del regista di origine salernitana. In Mio Cognato, invece, il soggetto non riesce a brillare a pieno, il ritmo non decolla e spesso si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad una e rivisitazione “ingentilita”e “italianizzata” del film precedente.

Di positivo comunque c’è una riuscita miscela di stili diversi: quello leggero della commedia e quello più crudo del viaggio notturno in macchina ( tema guida già in “LaCapagira”), e di toni onirici ed ironici che si mescolano continuamente ed abilmente. I due bravissimi attori protagonisti, Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio, con le loro caratterizzazioni così veritiere e allo stesso tempo creative, aiutano sicuramente il film a reggersi in piedi per tutta la sua durata, e sono uno degli elementi più convincenti del film. Rimane comunque l’idea che se i protagonisti fossero stati attori non professionisti, reclutati proprio dalla Bari vecchia, sarebbero risultati forse più adeguati, visto anche il precedente e fortunato esperimento de “LaCapagira”; ma probabilmente la O1 Distribution non se l’è sentita e ha preferito imporre due attori amati e conosciuti dal grande pubblico per un’opera effettivamente prodotta e pensata (?) per un pubblico più ampio rispetto al target de “LaCapagira”; ed in questa direzione va interpretata anche la scelta di un barese più “limato” e reso comprensibile a tutti, senza sottotitoli.
Mio Cognato è un altro esempio di come la Puglia stia diventando sempre più protagonista del nuovo cinema italiano, visto che negli ultimi anni tra il Salento, Taranto e Bari, i cineasti della regione hanno riscosso il giusto successo con opere ambientate in queste terre ( Rubini “Tutto l’amore che c’è” e “L’anima gemella”, Winspeare con “Pizzicata”, “Sangue Vivo” e “Il Miracolo”) e prossimamente un’altra opera interessante, ambientata nel Salento, sbarcherà nelle sale, “Italian Sud Est” prodotto dalla casa di produzione indipendente Fluid Video Crew.

Nel complesso il film è meno solare e originale del suo progenitore, a tratti delude e alla fine lascia comunque l’amaro in bocca nonostante la straordinaria interpretazione di due tra i migliori attori in circolazione nel panorama italiano.
Insomma questa seconda opera di Alessandro Piva probabilmente non mantiene totalmente le aspettative dei fans del “LaCapagira”, che al contrario, potrebbero essere più soddisfatti dal divertente documentario, “La situazione” dello stesso regista barese e del giapponese Nakajima, sicuramente più vicino per toni e situazioni a “LaCapagira”.

Titolo originale: Mio cognato
Nazione: Italia
Anno: 2003
Genere: Commedia
Regia: Alessandro Piva
Sito ufficiale: www.miocognato.it
Cast: Luigi Lo Cascio, Sergio Rubini, Mariangela Arcieri, Alessandra Sarno
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 03 Ottobre 2003 (cinema)