La performance installativa Off Shore è andata in scena a Venezia nel Teatro di Villa Groggia lo scorso 20 aprile
Lo spettatore che assiste a Off Shore, performance installativa di Jennifer Rosa, un collettivo di ricerca in arte contemporanea attivo a Vicenza dal 2005 (nominatosi tale in onore di un personaggio letterario del poeta ferrarese Massimo Scrignoli), ha la possibilità di scegliere un itinerario personale di visione muovendosi a piacimento nello spazio d’azione. Ciascun performer agisce all’interno di un quadrato segnato a terra da un perimetro bianco, da cui con cadenza regolare si distanzia per andare a disegnare ad occhi chiusi il proprio autoritratto anatomico su dei fogli bianchi appesi alle pareti, l’ immagine lontana dalla costa a cui allude il titolo. La performance è caratterizzata da un gioco corale di “scostamento” dall’ idea di un corpo-immagine, generato dalla ricerca della propria forma inconscia attraverso un’auto-rappresentazione grafica sul pezzo di carta e per mezzo dei “materiali fisici” eseguiti da ciascun performer all’interno del proprio quadrato. Le azioni che egli compie entro il limite del quadrilatero spaziale sono state rielaborate dopo un training collettivo, dove ogni danzatore è stato “agito” dagli altri, fissando un numero di movimenti con cui lo hanno identificato, elementi di base di un repertorio. Il software di un computer posizionato sopra un pianoforte all’angolo della sala estrae sequenze di sei numeri proiettati a random sullo schermo, che sono annotati dal performer su un blocco note e corrispondono ognuno alle azioni da lui prefissate. Gli stati corporei ed emotivi con cui egli compone il proprio autoritratto sono dettati dall’estrazione numerica in diretta.
Si assiste ad un auto-definizione ideale sempre incompleta, che diversifica il singolo danzatore in base alla qualità del movimento. L’ espressionismo di Giada Meggiolaro è il risultato di una successione di motivi essenziali: la marcia e contromarcia, i giri su stessa, gli impulsi dorsali con cui si sorprende, si manifestano con la pittoricità interiore rappresa nella fisionomia dei muscoli facciali. Vasco Manea, che gli è accanto, agisce all’interno di un circolo circoscritto al quadrato di cui manifesta il possesso con la disciplina delle arti marziali, nel ludo danzato di un corpo pre-espressivo vigile e raccolto, agile nell’ eseguire salti concepiti dall’ osso pelvico ed efficaci movimenti di vibrating. Il pensiero della trasgressione da un qualsiasi vincolo coreografico appare nella volatile frammentazione degli arti a cui ritorna il corpo di Francesca Raineri, che oscilla in equilibrio sul perimetro spaziale, tentando di catturare il movimento centripeto collettivo. In rilievo sul palcoscenico, Francesca Contrino lotta con la dimensione spaziale e temporale del suo poligono, scomponendo con sofferenza i gomiti e percuotendo la superficie con le ginocchia, fino a distendere il proprio corpo dimezzato. Chiara Bortoli, concept e regista della performance, rivela i segni istintuali introversi ed estroversi delle braccia in un’inquadratura subacquea, dove nella fluidità dei sottili spostamenti di peso e nella solitudine pulsionale di un movimento di rotazione del bacino a cui si accordano le dita delle mani intrecciate, si motiva la condizione di transizione in cui vive questo lavoro: la biografia di una presenza, che dalla voce sintetica che in sottofondo recita le parole tratte dal racconto “Le rovine circolari” di Borges, in cui un uomo si pone l’impresa di sognare un altro uomo componendo ogni notte una sua parte, si incarna nell’identità corporea di un performer che si forma dall’incrocio della persona con il mondo esterno e l’ambiente.
Teatrino Groggia 20 aprile 2012 ore 21.00
Jennifer rosa
OFF SHORE
concept e regia Chiara Bortoli