“Porco Rosso” di Hayao Miyazaki

Meglio Porco che fascista

Marco Pagot era un pilota dell’aeronautica italiana. Durante la prima guerra mondiale, a causa di un non meglio identificato maleficio, misteriosamente il suo viso si è trasformato nel grugno di un maiale. Isolatosi in una remota isola dell’Adriatico, sotto lo pseudonimo di Porco Rosso sbarca il lunario combattendo a pagamento gli scalcagnati pirati dell’aria (i Mamma Aiuto) e allo stesso tempo cerca di tenersi alla larga dal regime fascista.

Ma i pirati dell’aria, stufi della superiorità in battaglia del suino, ingaggiano una vera e propria stella del volo, l’americano Curtis che – arrogante, borioso e donnaiolo – non ci mette molto a mettersi in competizione con Porco arrivando a sfidarlo apertamente. Il maiale volante dovrà dar prova di estrema bravura e coraggio per difendere le donne della sua vita e per fare, questa volta (ancora una volta?), la cosa giusta.

La distribuzione italiana comincia a dare segni di miglioramento per quanto riguarda i film di Hayao Miyazaki: se a Il mio vicino Totoro erano serviti ben 21 anni per vedere il buio delle sale nostrane, a Porco Rosso ne bastano solo 18. Uscito nel 1992, il sesto film da regista del maestro dell’animazione nipponica è anche il penultimo dell’era pre Oscar (seguito solo dalla Principessa Mononoke), ovvero dell'”oscuro” periodo precedente a La città incantata, film in seguito al quale ai piani alti hanno deciso che era il caso di distribuire con costanza (e giustizia) i film di Miyazaki. Tornando seri, è doveroso l’ennesimo plauso alla Lucky Red, che ha mantenuto fino in fondo la promessa di portare in sala gli inediti del regista giapponese.

Non importa che siano critici, dottorandi, esegeti, otaku, spettatori occasionali o appassionati: chiedere a qualcuno “qual è il miglior film di Miyazaki?” è come chiedere a un bimbo se preferisca la mamma o il papà. Non va fatto perchè semplicemente non c’è risposta. Anche i lavori dove è più facile notare dei nei (Nausicaä della valle del vento, Kiki consegne a domicilio) hanno comunque il dono, più unico che raro, di essere lievi, densi, narrativamente impeccabili, visivamente superbi.

Porco Rosso è, rispetto agli altri, uno dei film più personali di Miyazaki: la gioia che traspare nelle sequenze di volo, ma anche in quelle di progettazione e costruzione dell’idrovolante rosso di Marco, è semplicemente impagabile e riflette con semplicità e purezza la passione del regista per l’argomento. Allo stesso tempo il film è molto importante a livello personale per Miyazaki, che risolve in catarsi un conflitto (un senso di colpa) che da sempre pesa sulla sua coscienza: il regista e la sua famiglia non sperimentarono i dolori e la povertà della seconda guerra mondiale (come invece successe alla maggior parte dei connazionali) perchè il padre possedeva una fabbrica produttrice di componenti per aerei militari. Diventato pacifista convinto (tanto da non ritirare, nel 2003, l’Oscar al miglior film d’animazione come forma di protesta per la guerra in Iraq), Miyazaki omaggia con Porco Rosso tutte quelle persone verso le quali si è sentito in colpa per la sua condizione di privilegiato.

Un altro incredibile pregio del film sono le due splendide figure femminili di Gina – la disillusa, cinicoromantica, plurisposata, affascinante, donna Gina – e Fio – la giovane, entusiasta, energica, fresca, sognatrice, adolescente Fio -, che tentano di salvare Marco dal suo schiacciante senso di colpa. Due personaggi talmente giusti da far sorgere un’altra questione impossibile: qual è la miglior figura femminile nel cinema di Miyazaki? Ecco, un’altra domanda sbagliata.

Regia, soggetto e sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Musica: Joe Hisaishi
Durata: 94 min.
Produzione: Studio Ghibli
Adattamento dialoghi e direzione del doppiaggio: Gualtiero Cannarsi