Autori e interpreti garantiscono uno spettacolo di qualità; Mattia Torre, Valerio Aprea (rispettivamente sceneggiatore e attore nella serie tv “Boris”) e Valerio Mastandrea non deludono le aspettative.
Per terra due scooter distrutti, ancora fumanti, affianco, due uomini sofferenti. Un incidente frontale in una strada sperduta della periferia di Roma; è il due giugno festa nazionale, i soccorsi tardano ad arrivare. Questo è lo scenario, dell’altro scontro, ben più imponente, che avverrà tra due uomini destinati ad odiarsi. Aurelio (Mastandrea) è un cuoco famoso, che cucina alla radio intrattenendo massaie e non solo, il suo pensiero è sempre positivo, si sente sicuro, si dice fumantino. Claudio (Aprea) è disoccupato, mammone, impacciato, svogliato, sempre sul punto di soccombere ma per miracolo ancora vivo; due trentacinquenni, nel mezzo del cammin della vita, antropologicamente, inconciliabili.
Aurelio tiene saldamente la situazione in pugno, almeno per tutta la prima parte dello spettacolo; “esce palla al piede” da una faccenda potenzialmente molto complicata; Mastandrea si diverte e ci divertiamo tutti: come in un match di boxe massacra il proprio avversario ancora stordito a terra, incapace di riprendersi dall’incidente; caustico, cinico, sprezzante fino all’esasperazione, si accanisce con esperta crudeltà sul pover uomo ridotto uno straccio; contemporaneamente, conduce, brillante, il proprio programma radio comunicando con gli studi per mezzo del cellulare; contemporaneamente ancora, telefona a ripetizione al 118 senza ottenere alcun tipo di aiuto, ma distribuendo, democraticamente, insulti e improperi anche ai volontari del pronto soccorso. In tutto questo Claudio resta disteso a terra, rantolante. La situazione però è destinata a cambiare.
Lo spettacolo riesce a intrattenere con intensità e intelligenza per più di un’ora, e il pubblico non può che concedere ripetuti applausi.
Lo stile della serie TV “Boris” ha ormai dei caratteri identificabili, e in “Qui e ora” sono riconoscibilissimi. Punto di partenza il disincanto senza appello verso la società di oggi, senza discrimazioni, vengono resi ridicoli tutti. La corruzione regna sovrana, nei rapporti commerciali e politici, nelle relazioni personali e nella morale. Se il mondo è già crudele il gioco sta nell’esasperare la crudeltà e così ogni individuo cerca la gloria personale e la contemporanea rovina del resto della specie. Gli atti di fratellanza sono definitivamente debellati e se per caso se ne verificano ancora, è meglio diffidare, quasi sicuramente si tratta di un inganno. Una amarezza di fondo, smorzata dal sarcasmo che accomuna la serie TV a tante interpretazioni cinematografiche di Valerio Mastandrea; due caratteri simili che nel teatro trovano l’ambiente idoneo per incontrarsi.
La bontà della sceneggiatura – questo spettacolo è scrittura e buona recitazione – sta nella capacità di cogliere con precisione infallibile i tratti dei nuovi tipi umani che frequentano l’Italia, tratteggiando personaggi grotteschi e umanamente disprezzabili; e poi c’è quell’arte tutta romanesca, dello sfottò perfettamente congeniato, dell’insulto pungente e terribilmente articolato che qui raggiungono vertici di ineguagliabile qualità.
“Qui e ora”, una divertente tragicommedia alla romana.
durata 70′
di Mattia Torre
_ con Valerio Mastandrea e Valerio Aprea
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