Concorso – Film Sorpresa
Han Sanming compie in nave tutto il viaggio dal Shanxi fino a Fengjie con il solo scopo di ritrovare la figlia che non ha mai visto. L’unico indizio che ha è un pacchetto di sigarette Mango con scritto l’indirizzo della sua ex moglie, la Via del Granito n°5 del sottotitolo. Comincia così il suo peregrinare per la città.
Shen Hong è un infermiera della regione dello Shanxi, sposata ad un ingegnere che lavora a Fengjie e che la donna non vede da due anni; con l’aiuto di un vecchio amico del marito riuscirà a rivedere lo stesso, e ad annunciargli la propria decisione a proposito del loro matrimonio.
Han scopre che Via del Granito è stata sommersa dall’acqua nella prima fase di costruzione della diga. Quindi, dovendo prolungare più del previsto la sua ricerca, per riuscire a pagarsi il soggiorno a Fengjie in attesa di trovare moglie e figlia, inizia a lavorare come demolitore; armati di martelli da fabbro, gli operai fanno letteralmente a pezzi quegli edifici che sono stati sfollati perchè saranno sommersi dalle acque imprigionate dalla mastodontica diga delle Tre Gole.
Shen, mano a mano che prosegue con le ricerche, scopre gli altarini del marito, ingegnere a capo del progetto di demolizione della parte della città che verrà sommersa, e viene fuori che il fedifrago la tradisce da molto tempo col suo capo.
Come nelle scatole cinesi, Jia scopre di volta in volta le sue carte; viene fuori che Han è stato abbandonato da una moglie che aveva comprato per 3000 yuan, dopo essere stato scoperto dalle autorità. In Cina infatti, specialmente nelle regioni povere, le donne in eccesso (per così dire), vengono vendute al migliore offerente. Nonostante ciò Han è un marito di molto migliore rispetto a quello di Shen Hong e il finale della sua storia renderà giustizia alla sua bontà, mentre Shen darà il benservito al compagno. Il marito illegittimo ma buono viene perdonato, il marito leggittimo ma fedifrago viene punito.
Jia, primo regista ad avere a Venezia due film, l’uno, Dong, nella categoria Orizzonti questo invece in concorso, prosegue il suo discorso sullo stato della Cina attuale, e lo fa inserendolo nella cornice di due tenere quanto tristi storie d’amore, accomunate dal luogo di svolgimento, la città di Fengjie, più di duemila anni di storia sommersi dalle acque raccolte da un’immane diga.
Jia Zhang-Ke, a Venezia in concorso due anni fa col poco riuscito Shijie, è il secondo regista indipendente per importanza in Cina, dietro all’indiscusso campione e precursore Zhang Juan. Il suo è un cinema fatto di silenzi e di aridità emotiva. Questo lavoro è peculiare in tal senso: sembra che nello stesso modo in cui la città è stata sommersa dall’acqua, così anche il calore dei suoi abitanti è stato ricoperto da strati e strati di progresso. Il tono di critica di Jia è sottile e sussurrato, niente a che vedere con urla sbraitate ed insulti; anche per questo opta per tenere la critica sulla sfondo di due storie d’amore. Questa scelta regala al film più livelli di interpretazione, e regala allo spettatore occidentale un tipo di fruizione più agevole rispetto al puro film di denuncia.
Da ricordare almeno due scene. Nella prima, una Shen Hong pensierosa volge lo sguardo verso lo stupendo panorama delle Tre Gole deturpato da una torre in cemento armato; come a rispondere ai desideri della ragazza, l’orribile torre decolla come farebbe uno shuttle a Cape Canaveral, restituendo agli occhi ed all’anima lo splendido panorama. Nella seconda, Han Sanming, conclusa la sua ricerca, sta per tornare alla miniere della natia Shanxi; sullo sfondo un operaio equilibrista passa da un edificio in demolizione all’altro camminando su un filo sospeso nel vuoto. Jia ci regala questa brillante metafora della Cina del 2006, paese che sta in equilibrio tra antico e moderno, tra conservazione del paesaggio e sviluppo tecnologico. Proprio come un equilibrista, il confine tra il restare in equilibrio e il cadere è molto labile.
Menzione speciale per le sequenze, nella parte centrale del film, che ritraggono la stupenda valle delle Tre Gole. Il regista tratta questi paesaggi quasi con timore reverenziale e con grande rispetto. Il risultato mozza il fiato in gola.
Sanxia haoren (Still Life)
Titolo originale: Sanxia haoren
Nazione: Cina
Anno: 2006
Genere: Documentario
Durata:
Regia: Jia Zhang-Ke
Sito ufficiale:Cast:
Produzione:
Distribuzione:
Data di uscita: Venezia 2006