Lei è palestinese, lui è israeliano. Stranieri a Parigi, stranieri dentro se stessi, sarà possibile amarsi superando ogni possibile barriera?
Eyal e Rana, due turisti, si incontrano per caso, a Berlino, in metropolitana: durante la notte della finale dei Mondiali di Calcio 2006 imparano ad amarsi. Dell’altro conoscono soltanto il nome: vengono però da mondi diversissimi, parlano lingue diverse, bastano poche parole in inglese per comunicare. Entrambi dovranno fare ritorno al loro paese: la separazione è imminente. “Non cercarmi” è il saluto di Rana. Eyal scoprirà che la realtà è ben diversa da quella che si immaginava: lei è una madre sola, clandestina di origine palestinese, lui è israeliano. E’ possibile che la passione unisca due mondi in perenne conflitto?
Un mélo coraggioso, indipendente, capace di affrontare temi scottanti attraverso la parabola sentimentale e con un budget ridottissimo che poco toglie ad un esperimento che proprio nella sua artigianalità si rivela in tutto il suo sincero trasporto verso i personaggi. Lo scontro di civiltà diventa più di un sottofondo, ma si guarda bene dal diventare il fulcro della storia: il racconto di due esseri umani che rivendicano il diritto di essere prima persone che cittadini, capaci di amare al di là di qualsiasi barriera culturale. Due esseri umani stranieri nei loro stessi paesi, costretti a convivere con una linea di confine che non divide due territori ma l’anima stessa di ogni essere umano, cittadino e straniero al tempo stesso in un paese lacerato in ogni suo metro quadrato, oltre ogni possibile speranza di ordine geografico.
Affidare un soggetto del genere ad una produzione mainstream farebbe tremare chiunque, perché l’idea è stata più volte rivisitata e sarebbe bastata un’inquadratura o una parola di troppo a far crollare l’intera opera, magari qualche concessione al facile patetismo. La provenienza indipendente del film salva però il progetto e ne diventa il punto di forza: con tutti i suoi pregi ma anche con dei difetti inevitabili quando i mezzi di produzione sono limitati: il protagonista maschile rimane abbastanza monocorde per tutta la durata, offrendo ben poco in più ad una presenza fisica massiccia e al bell’aspetto; ottima è invece l’interpretazione della Azabal, giustamente premiata al Jerusalem Film Festival.
Tadmor e Nattiv hanno sottolineato la grande libertà autoriale concessagli, che solo una produzione indipendente può permettere ai registi, e raccontano dell’avventura delle riprese, spesso avvenute di nascosto, in luoghi pubblici, secondo una logica amatoriale ma una resa stilistica che di amatoriale non ha nulla, ed anzi si concentra sui volti dei protagonisti con grande sensibilità, facendoli parlare da soli.
Boy meets girl era la regola di sceneggiatura ad Hollywood per dare il via ad una commedia brillante: il film, in uno slancio utopistico ma anche dolocemente malinconico, propone la stessa formula come vessillo di un processo di pace difficile, ma che da qualcosa dovrà pur iniziare.
Titolo originale: Strangers – Zarim (titolo in Israele)
Nazione: Israele
Anno: 2008
Genere: Drammatico
Durata: 100′
Regia: Erez Tadmor, Guy Nattiv
Cast: Liron Levo, Lubna Azabal, Abdallah El Akal
Produzione: United Channel Movies
Distribuzione: 6 Sales
Data di uscita: 5 Dicembre 2008 (Filmfestival del Garda 2008)