“SWEENEY TODD – IL DIABOLICO BARBIERE DI FLEET STREET” DI TIM BURTON

Nessuna speranza in Fleet Street

Sweeney Todd un tempo era Benjamin Barker, un ingenuo ma talentuoso barbiere. Un crudele intrigo ordito dal giudice Turpin ha distrutto la sua vita, e l’ha trasformato in un essere roso dall’odio e assetato di vendetta. Per fortuna, anche in un posto moralmente marcio com’è la Londra vittoriana ci sono persone dabbene pronte ad aiutarlo, come la risoluta e romantica signora Lovett. I pasticci di carne della donna e le artistiche rasature di Todd diventeranno presto molto popolari in città; chi l’ha detto che il delitto non porta guadagno?

Tim Burton presenta uno dei suoi film più complessi e maturi, realizzato nelle forme di un musical molto tetro. La storia del barbiere assassino, basata sull’omonima opera di Stephen Sondheim, si apre già dalle prime sequenze con delle inquadrature e dei contorni tipici della controversa illustrazione per l’infanzia che aveva visto iniziare la carriera del regista. La trama però si fa presto sporca e malata, e non sembra un caso che per la prima volta in un film di Burton si senta usare una parolaccia (“London is a pit full of shit“): cosa è successo ai candidi antieroi che ci avevano fatto commuovere?

Sweeney Todd, l’ultimo di una lunga serie di emarginati, è il primo di essi a tentare la carta della vendetta. Ma quando si nasce ingenui, sembra dire Burton, non si può e non si deve tentare di abbassarsi al livello di chi è cattivo per natura. Perchè si rischia di perdere tutto.
Su queste basi, assistiamo ad una vicenda coinvolgente e a tratti molto conturbante, che ingloba e sembra parodiare molti generi. Certo qui, però, il classico pessimismo di Tim Burton pare raggiungere livelli stratosferici. L’uso delle canzoni non sempre funziona (alcune sono eccessivamente lunghe e a tratti tediose), ma in alcuni momenti sembra emanare da essere una forte carica di ironia: il sottotesto da melodramma (che fine ha fatto la figlia di Todd, il suo innamorato e suo padre riusciranno a salvarla?) è così caricato da diventare (volutamente) ridicolo. Appare inoltre un pregevole uso della suspense e del trattamento dei meccanismi narrativi: le sequenze più scontate vengono collocate nei momenti più impensati, e i colpi di teatro sono intelligenti e ben dosati.

Rimane solo un problema: l’opera sembra molto discontinua. A sequenze noiose si alternano momenti (la piccola scena onirica della signora Lovett) che ritrovano il sapore da fiaba nera dei film precedenti; purtroppo non si collegano all’intero corpo del film, e restano isolati. Con un occhio a una differente interpretazione potremmo dire che forse è una scelta voluta, perchè in Sweeney Todd il meraviglioso viene a mancare. Non solo non c’è più la magia (che c’era in Sleepy Hollow o in Frankenweenie o in Edward mani di forbice), ma non si trova nemmeno più traccia del candore di Jack Skellington, o dell’ingenuità innoqua di Ed Wood. Sembra che i personaggi siano marciti come il mondo che li circonda: non più nemmeno il freddo cinismo e distacco da misantropo di Willy Wonka, ma vera ansia di distruzione. Sweeny Todd è un doppio perdente, perchè si abbassa al livello di chi gli vuol male.

Accanto a lui, un’altra figura femminile tutt’altro che salvifica: la signora Lovett. Essa è forse il personaggio più riuscito e complesso del film, e il più similare alle altre sognatrici di Burton (la bambola Sally, ad esempio): dotate di maggior senso pratico dei maschi, hanno la capacità di vedere chiaramente il proprio mondo e esprimono il desiderio di essere felici all’interno di esso. Purtroppo, il mondo in cui vive la signora Lovett è molto imputridito, e lei non può fare altro che sguazzarci dentro, pur sognando una casetta in riva al mare e una famiglia da accudire. Multisfaccettata e affascinante, dotata di un senso pratico che non conosce vincoli morali, la donna è qualcosa che Todd apprezza ma non capisce. E proprio per questo la sua vendetta (che si compie per due donne, e con l’aiuto di una donna), non può essere ben operata, perchè non si è capito con chi si sta giocando.

Sweeney Todd si presenta così come un Burton adulto o, per meglio dire, nichilista. Cattivo, disperato, buio in ogni suo anfratto. Chi ama il Tim Burton che insegna a non aver paura della morte potrà non gradire appieno. Chi ama il Tim Burton che insegna a non aver molta stima degli uomini che si incontrano in vita, potrebbe trovarlo il capolavoro dell’anno.