Cannes 64. Concorso
Macchina a mano, ricostruzioni digitali, escursioni nei luoghi più remoti della terra. Il nuovo film di Terrence Malick – regista americano che ha esordito negli anni ’70 con Badlands, torna sullo schermo con la sua opera più ambiziosa, frutto di una ricerca stilistica e narrativa che rende il suo cinema qualcosa di unico. Con buona pace dei suoi detrattori.
Cosa succeda nella mente dello spettatore per le due ore e diciannove minuti di The Tree of Life, è difficile saperlo. Scarna la trama, seppur importantissima. Jack O’Brien – interpretato dall’eccellente Sean Penn – ripercorre il proprio passato e quello della sua famiglia, nell’elaborazione di un lutto che – a diciannove anni – gli ha sottratto all’improvviso il fratello minore. Ossessionato dalla ricerca di se stesso e del proprio posto nel mondo, Jack cerca risposte assolute rielaborando il passato. Il rapporto burrascoso con un padre troppo severo, una madre remissiva e un mondo dell’infanzia – siamo negli anni ’50 – in cui il sogno americano sembra ancora possibile. L’insoddisfazione è un sintomo della propria instabilità, il mondo è un posto cattivo dove stare e la natura, prima o poi, fa il proprio corso spazzando via la bellezza dell’esistenza. Ma sembra risiedere proprio nella grazia (bellissimo il monologo iniziale in cui una voce fuori campo la contrappone alla natura), la possibilità di un’alternativa al dolore.
I riferimenti cinematografici e letterari – seppur necessari – rischiano di indebolire un film che va visto per ciò che è e non per quello che racconta. L’analogia più forte (e forse la più ingannevole) è la vicinanza con 2001 – Odissea nello spazio, film culto della storia del cinema e sintesi perfetta di ricercatezza stilistica e qualità di pensiero. Ma Malick – al quinto film in quarant’anni – oltre a raccontare una storia dal vago sentore autobiografico (della sua vita privata si sa poco e nulla, mai un’intervista o un’uscita pubblica), è un autore la cui grandezza va di pari passo con la sua fragilità. Un autore che non si preoccupa di volare alto con domande che il cinema commerciale ha reso banali, restituendo valore alle parole e alle immagini. I tempi dilatatissimi dettati dal film sembrano arrivare direttamente dall’Oriente, i dettagli della vita familiare rimandano a un’intera generazione di cinema americano, la filosofia spazia dall’animismo al nichilismo assoluto. Eppure, nella sua maestosità, quello di Malick è il film di chi vuole e sa vivere. Senza bellezza, non c’è redenzione.
Accantonando la necessità di un cinema narrativo – peraltro mai ricercato – Malick riesce ad abbandonarsi all’universale, dando senso a un cinema intimista che è, a tutti gli effetti, non semplice visione ma esperienza di vita. La bellezza delle immagini lascia senza fiato, la ricercatezza di un fine ultimo delle cose passa attraverso la nascita del mondo, utilizzando viaggi spazio temporali per dar respiro alla storia “normale” di una famiglia americana. L’unica pecca della pellicola, se pecca si può definire, è l’ambizione smisurata che porta il film a competere con i suoi predecessori. La ricerca dell’opera perfetta rischia di incrinarne il valore assoluto. Ma tanta e tale è la materia su cui ragionare, che subito si torna indietro, quasi a voler ripercorrere gli interi passi dei suoi protagonisti, gli adulti bambini che ricercano nella grazia l’essenza stessa dell’esistere.
The Tree of Life
Titolo originale: The Tree of Life
Nazione: U.S.A.
Anno: 2010
Genere: Drammatico, Fantastico
Durata: 138′
Regia: Terrence MalickCast: Brad Pitt, Sean Penn, Fiona Shaw, Jessica Chastain, Kari Matchett, Dalip Singh, Joanna Going, Jackson Hurst, Lisa Marie Newmyer, Crystal Mantecon, Jennifer Sipes
Produzione: Cottonwood Pictures, Plan B Entertainment, River Road
Entertainment
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 18 Maggio 2011 (cinema)