In una sera di un anno qualunque, sette situazioni personali si ritrovano per un qualche oscuro motivo in un appartamento dove accade qualcosa. Questo qualcosa è l’episodio centrale di quella che non potremo definire una vera e propria storia, e si dipana nell’arco di 142 pagine composte di brevi scene che riguardano i sette soggetti.
Il lavoro prende avvio con la descrizione di sette infanzie, una alla volta, ma i personaggi restano innominati, connotati soltanto attraverso le azioni e l’ambientazione delle scene che li vedono attori. Osserviamo i sette piccoli protagonisti in una successione di brevi spezzoni – quasi frammenti cinematografici ad otto millimetri – attraversare delle esperienze negative che saranno significative per la loro esistenza futura, e ci si chiede, con una punta di sgomento, se il libro procederà così fino alla fine.
Sì, questo schema cambierà poco: nel procedere dell’intreccio i sette saranno descritti attraverso episodi dell’età adolescenziale e adulta, utilizzando salti temporali che talvolta renderanno la lettura un esercizio piuttosto stancante.
Sin dalla giovinezza i sette “nomi” instaurano relazioni che andranno intrecciandosi nella vita adulta, talvolta con effetti anche deleteri. Il lettore avrà in mano gli elementi per ricomporre il puzzle soltanto a un passo dal fulcro del narrato, che arriva intorno alla settantacinquesima pagina. Da lì in poi sarà possibile intravedere più compiutamente il senso della situazione che si sta prefigurando.
Sette nomi sono tanti da gestire, ancor più se l’Autore decide di caratterizzarli soltanto attraverso connotazioni. L’effetto generale di questa strategia narrativa è quello di mantenere il lettore distante da ognuno dei protagonisti ed il tentativo dello scrittore di rappresentare i personaggi quasi esclusivamente attraverso dei dialoghi, che in realtà sono delle conversazioni, non aiuta in tal senso.
La scelta di Andrea Camilleri di narrare affidandosi ad uno schema narrativo principalmente dialogico – oltretutto narrato al tempo presente – è nata sicuramente dalla volontà di mantenere l’impianto narrativo a un livello mimetico, vale a dire il più vicino possibile alla rappresentazione reale (quasi si trattasse di una pièce teatrale, o di una sceneggiatura televisiva adattata a racconto lungo).
Il linguaggio, scevro da fusioni dialettali, asciutto, chiaro e diretto ci conduce in atti erotici o nefandi senza mezzi termini, con un effetto coinvolgente che testimonia la grande abilità linguistica dello scrittore forse non proporzionatamente sostenuta da uno schema narrativo adeguato allo sforzo intrapreso.
Andrea Camilleri, Un sabato, con gli amici, Mondadori, 2009, pp. 142, € 17,50.