“Miss Violence” di Alexandros Avranas

Le colpe dei padri

Venezia 70. Concorso
Il giorno del suo undicesimo compleanno, Angeliki, una bella ragazzina apparentemente senza problemi, si getta dal balcone di casa lasciando nelllo scompiglio una famiglia greca apparentemente normale. Apparentemente.

Il greco Avranas è al suo secondo lungometraggio. Non abbiamo visto il primo (Senza, 2008), ma dai resoconti letti questo Miss Violence sembra esserne una variazione o un’appendice: anche lì la situazione di partenza era una famiglia “normale” in cui il dramma covava sotto la cenere di una vaga routine, per poi sfociare in un finale a sorpresa. Ed è ciò che ritroviamo anche in questo interessante film in concorso, con in più la provocazione di alcuni trucchi di sceneggiatura che costringono lo spettatore ad una (benefica) doppia dose di attenzione, pena l’incomprensibilità di certi enigmi nascosti alla vista superficiale.

La sequenza iniziale fotografa una catastrofe personale apparentemente inspiegabile: il suicidio di una ragazzina nel giorno più bello dell’anno, appena dopo il taglio della torta. Lo shock iniziale non è destinato a trovare rapide spiegazioni, anche perché la costruzione enigmatica e anaffettiva (potremmo parlare di un minimalismo cromatico ed emozionale) lascia basito chi volesse avere tutto e subito. La stessa rete di relazioni fra i personaggi è poco chiara, con alcuni di essi che vengono interpretati ora come “madre” e “padre”, ora come “nonna” e “nonno” dei fratelli della suicida.

La chiave interpretativa di questo aspetto enigmatico può essere trovata in una dimensione ultra-realistica: probabilmente una delle sorelle è in realtà una proiezione psicologica della madre, che si rivede bambina e rievoca il periodo tragico in cui la sua vita ha preso la drammatica svolta che, in ultima analisi, ha portato al suicidio della ragazza. Una sorta di fantasma della memoria che unisce due livelli temporali, forse…

Il tutto, raccontato così, può sembrare contorto, e un po’ in effetti lo è: dispiace sempre macchiarsi del delitto dello spoiler, ma senza questa spiegazione non si potrebbe lodare la costruzione ambigua e sotterranea di un film che è basato sul paradosso e su una sottile patina di surrealtà, che a volte ricorda Bunuel o perfino David Lynch. Sottolineiamo del resto che la nostra è solo una delle possibili interpretazioni, che alcune sequenze confermano e altre negano. Rimane quella forte componente di dubbio che aleggia su tutta questa casa degli orrori di una Grecia inizio anni Novanta, dove la “crisi” non è quella economica dei giorni nostri, ma quella molto più nascosta e innominabile di una famiglia fondata su principi autoritati e metodi educativi quanto meno dubbi.

Avranas riesce a condensare gradualmente la forza emotiva e le potenzialità drammatiche di una vicenda familiare misteriosa per farle poi esplodere con violenza in un semplice cambio di inquadratura rivelatore (e questo non lo descriveremo). Interessante anche la possibile doppia interpretazione del titolo: da “signorina violenza” (in riferimento alla rivolta della parte femminile della famiglia), ma anche come “miss”, ovvero “mancare, evitare” la violenza, che si lega indissolubilmente alla drastica decisione della suicida Angeliki.
Ad ogni modo un film che cresce alla distanza, avendo bisogno di fiducia e pazienza, ma che alla fine arriva come un soffuso e attutito (ma comunque forte) pugno nello stomaco.

Miss Violence
Titolo originale: Miss Violence
Nazione: Grecia
Anno: 2013
Genere: Drammatico
Durata: 99′
Regia: Alexandros Avranas
Sito ufficiale:
Cast: Themis Panou, Eleni Roussinou
Data di uscita: venezia 2013