Venezia 70. Fuori Concorso
Polonia. All’inizio degli anni settanta, l’elettricista Lech Wałęsa comincia la sua attività di sindacalista a Danzica, nel nord del paese. Con il passare degli anni, il suo ruolo diviene sempre più di primo piano e per questo viene preso di mira delle autorità, soprattutto dopo la fondazione del primo sindacato indipendente polacco, Solidarnosc. Finisce dietro le sbarre più di una volta, soprattutto dopo che nel 1981 il generale Jaruzelski indice la legge marziale. Uscito di prigione, riceve il premio Nobel per la pace e si trasforma in un leader carismatico di fama internazionale, punto di riferimento per tutti gli oppositori del regime filosovietico.
Il regista ottantasettenne Andrzej Wajda, pilastro della cinematografia polacca e premio Persol quest’anno alla Mostra del Cinema, sceglie di raccontare la storia di Wałęsa prima della salita al potere come presidente della repubblica postcomunista nel 1990, concentrandosi sulla sua parabola da comune operaio a faro dei movimenti di protesta per tutta la nazione. Le varie tappe che portano al trionfo di Wałęsa si intervallano con la ricostruzione della lunga intervista che il leader rilasciò nel 1981 ad Oriana Fallaci (Maria Rosaria Omaggio, impressionante la somiglianza).
Con questa pellicola, Wajda vuole offrire un esempio alle nuove generazioni che in tutto il mondo si oppongono a vari regimi e sistemi di potere. “Sono assolutamente consapevole che Wałęsa è il soggetto più difficile da me affrontato nei 55 anni della mia carriera nel cinema”, confessa alla stampa, “ma non riesco a immaginare nessun altro regista che avrebbe potuto fare un film su Lech che mi avrebbe sodisfatto”.
Il risultato è però un classico biopic con tutti i meriti e limiti del caso, decisamente piatto e televisivo se si guarda al passato del regista. Se da un lato la sceneggiatura di Janusz Głowacki delinea un interessante ritratto del Wałęsa uomo e della sua vita familiare (interpretato magistralmente da Robert Więckiewicz), rimane la sensazione di assistere ad una versione troppo agiografica della sua persona politica che smussa o glissa tout court sugli aspetti più controversi del personaggio e del sindacato da lui fondato (ad esempio, i rapporti tra Solidarnosc e la Chiesa cattolica).
Il film indugia spesso in toni celebrativi che distendono molte complessità e sfaccettature, dando l’impressione di abbandonarsi a troppe semplificazioni storiografiche. L’icona del santo liberatore non evolve per tutta la durata del film, nonostante i periodi storici attraversati e il suo ruolo all’interno del politica polacca subiscano più di una metamorfosi. Non si esplorano le ombre che inevitabilmente convivono con il lato più positivo di qualsiasi personaggio storico e che avrebbero contribuito a costruire un ritratto meno bidimensionale.
Chi ha poca dimistichezza con la storia polacca o il personaggio storico di Wałęsa, uscirà senza dubbio dalla sala con molte informazioni in più. Ma a chi desiderava andare più a fondo resterà in mano poco più che un santino, l’immagine di un infaticabile e simpatico uomo baffuto attorniato da folle inneggianti. Da Wajda, ci si poteva aspettare qualcosa di più.
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Titolo originale: Wałęsa. Człowiek z nadziei
Nazione: Polonia
Anno: 2013
Genere: Drammatico
Durata: 127’
Regia: Andrzej Wajda
Cast: Robert Więckiewicz, Agnieszka Grochowska, Iwona Bielska, Zbigniew Zamachowsk , Dorota Wellman, Maria Rosaria Omaggio
Produzione: Akson Studio, Orange, Telekomunikacja Polska SA, TVP Film Agency, NCK National Center of Culture, Canal+ Cyfrowy, Polish Film Institute, Grupa ENERGA
Distribuzione: Akson Studio
Data di uscita: Venezia 2013