Erano gli anni di piombo, Moro era stato rapito ed era morto da poco quando il ventitreenne Pier Felice Filippi, a Mondovì, provincia di Cuneo, viene rapito dalla ’ndrangheta a scopo di estorsione. La mafia calabrese aveva allungato le sue spire in Liguria a basso Piemonte. Rispetto ad altre famiglie anche più benestanti, i Filippi erano considerati facile preda per la ‘ndrangheta perché due anni prima avevano perso il figlio in un incidente e quindi la mafia pensava che sarebbero stati disposti a pagare pur di non perdere anche Pier Felice.

Alice Filippi, la figlia, ricostruisce in un documentario la tragica vicenda mettendo in scena ricostruzioni di fiction con interviste al padre stesso, ai famigliari, amici e a inquirenti delle Forze dell’Ordine. Un documentario ben raccontato e costruito come un thriller, con un montaggio efficace che sa far dialogare fiction e dichiarazioni degli intervistati.

Alice Filippi: “L’idea di raccontare questa storia è nata pochi anni fa. Questa storia è un capitolo chiuso in famiglia. Non se ne è mai parlato a casa, mi avevano accennato a qualcosa, ma nulla di più. Quando a 18 presi la patente, andavo a trovare i miei nonni e mia nonna diceva sempre a mio nonno “seguila con la macchina”. E io non capivo questa preoccupazione. Erano solo cinque minuti di macchina. Solo dopo ho capito che erano preoccupati perché mio padre era stato rapito sotto la porta di casa, loro ancora vivano quell’angoscia e credo avessero timore di rivivere quella notte”

Il padre di Alice, dopo 76 giorni di prigionia, tenuto ostaggio in una mansarda sulle colline di Savona, riuscì a fuggire da solo durante la notte e alle prime luci dell’alba fece arrestare i suoi carcerieri.

 

Alice Filippi “Qualche anno fa mio padre mi disse “voglio raccontarti una storia”. Alla fine l’ho ringraziato perché mi aveva regalato una sceneggiatura. E’ un documento storico, non solo per il Piemonte, ma è una storia diversa con un epilogo positivo, un messaggio forte di speranza. Credo che a prescindere dal rapimento, questo messaggio di coraggio e forza sia universale.

“Va piano ma vinci” è l’espressione che la madre di Pier Felice, nonna della regista, gli disse quando il figlio le chiese il permesso di tornare a correre nei rally dopo la morte del fratello.