Troviamo la guida alpina Massimo Foletti in piazza Duomo a Trento, impegnato a preparare i ragazzi che stanno cimentandosi per l’arrampicata. Gli chiediamo quali ulteriori funzioni espleterà in questo 55° festival della Montagna.
“Mi attende ancora l’organizzazione delle gare della Coppa del mondo di arrampicata in velocità. Ho contribuito alla preparazione, assieme agli ideatori del settimanale “Vita Trentina”, dei mestieri della montagna al giardino arcivescovile.
Avrei in progetto l’dea di introdurre nei prossimi festival la gara della specialità senza corda su blocchi di pietra detti “boulder”. Il bouldering è la parte più sociale dell’arrampicata perché coinvolge più persone nell’attività agonistica: oltre all’arrampicatore stazionano ai lati del materasso posto davanti al masso due compagni in caso di bisogno. Io stesso ha predisposto per esercitazioni dei blocchi di granito nella parte bassa della val Genova oltre a quelli situati in val Daone”.
Alla richiesta di quale sia stata l’impresa più dura che abbia dovuto affrontare, ricorda senza esitazione la spedizione alla cima Amadablam nell’Himalaia (m. 6800). Oltre alle notevoli difficoltà tecniche incontrate gli è rimasta indimenticabile quella scalata perché stava per rimetterci la pelle a causa di un cibo avariato. Le sue prime vie nuove sono legate alle Dolomiti di Brenta dal sesto al decimo grado di difficoltà. Ricorda le prime vie aperte alla Cima Farfalla e al Grostè. Accenna alla prima salita italiana sulla montagna “Rusiki” situata in Camerum ai confini del Ciad e della Nigeria. Erano suoi compagni di cordata Davide Rigotti di S. Lorenzo di Banale e il bresciano Mario Cavagnin. Salita filmata dal regista Marco Preti di Brescia.
Professionalmente svolge una attività all’interno di una cooperativa cittadina delle Guide che ha dato vita al Liceo della montagna annesso alle varie scuole superiori della città. E’ un Liceo progetto in cui i ragazzi possono ricevere dei bonus per i corsi di maestri di sci e di guida alpina. In questo Liceo, Faletti insegna l’arrampicata su ghiaccio e su roccia e tutte le specialità della natura.
Per quanto riguarda i suoi progetti per l’avvenire, Faletti ne ha in cantiere una gran quantità. Tra i quali il più pressante è quello di realizzare, assieme alla Scuola cittadina delle Guide Alpine e al CAI-SAT, una palestra per l’arrampicata. Grida allo scandalo per tale assenza in una città come quella di Trento. Il suggerimento che darebbe per rendere ancor più interessante questo Festival è quello di introdurre una nuova sezione in cui i giovani amatori possano proiettare i loro film di arrampicate personali. “Ci sono moltissimi giovani alpinisti – ci assicura – che filmano le loro imprese, ottenendo dei cortometraggi molto avvincenti”. Gli facciamo presente il cortometraggio della guida alpina valtellinese Marco Confortola, il conquistatore dell’Annapurna. Il Confortola rivela che, dopo aver conquistato una vetta, gli viene spontaneo elevare le mani al cielo pensando a Qualcuno più grande di lui che gli ha permesso di salire e di contemplare tali bellezze. Faletti, sorridendo, non mette le mani sul fuoco confessando essere le guide alpine dei fedeli praticanti. Ma è certo che tutte subiscono il fascino della divinità tra i silenzi e le bellezze delle montagne. Tutte trovano, se non l’hanno già trovata, la via della salvezza, quella senza tempo.