Siamo nella Corea degli inizi del 1300, era che assiste agli ultimi spasimi della gloriosa dinastia Koryo che quattrocento anni prima era stata in grado di unificare la piccola penisola asiatica. Sul trono siede un giovane e valoroso sovrano, protetto personalmente da un gruppo di guerrieri addestrati sin da bambini e fanaticamente fedeli al loro signore. Il capo di questa armati di pretoriani è Hong-rim, da dieci anni ormai amante più o meno segreto del re. Il trono dei Koryo viene messo in discussione dai vicini cinesi Yuan, dal momento che il re non è in grado di generare un erede: se un principe non dovesse nascere entro poco tempo, i potenti Yuan potrebbero eleggere un successore d’ufficio ottenendo, in sostanza, di governare la penisola coreana.
Per questo motivo il re costringe Hong-rim, unica persona che ami e di cui si fidi, a giacere con la regina in modo da procreare un erede. Gli incontri tra il capo della guardia reale e la regina dapprima risultano infruttuosi, quindi imbarazzati fin quando non scatta una scintilla ad accendere in principio una focosa passione, che sfocia in un intenso amore. Quando il re comincia a sospettare e a indagare sul legame fra i due, l’affetto che prova per la regina e l’amore che prova per Hong-rim si trasformano in furia e odio altrettanto profondi.
Yoo Ha comincia a essere un volto piuttosto noto nell’ambito della scalpitante industria cinematografica sudcoreana. Dopo l’enorme successo al botteghino del suo Once Upon a Time in Highschool del 2002, l’autore ha sfruttato tutte le possibilità occorsegli sfornando in sequenza il potente gangster movie A Dirty Carnival e quest’ottimo film in costume. Nei suoi lavori Yoo è sempre riuscito nell’ardimentoso intento di fondere sullo schermo cinematografico il vissuto della sua sfaccettata carriera artistica, iniziata negli anni ’80 come poeta.
A Frozen Flower rappresenta un ulteriore passo in avanti nella filmografia del regista e sceneggiatore, almeno a livello di impegno produttivo. Un film in costume, se ben ideato, progettato e realizzato comporta sicuramente un ingente sforzo economico. La fiducia dimostrata nei confronti di Yoo conferma la versatilità di un autore in grado di venire incontro ai gusti del pubblico e contemporaneamente portare avanti un’idea di cinema peculiare. La pellicola, a livello meramente tecnico, dimostra ancora una volta la pulizia e la completa conoscenza delle basi del linguaggio (questione non di secondo piano oggi come oggi) della macchina produttiva coreana. Scenografie, costumi, coreografie, fotografia, tutto funziona in maniera impeccabile. Le uniche lacune sono riscontrabili in fase di scrittura.
La vicenda dello strano triangolo amoroso a corte, infatti, è trasposta in modo da mantenere un livello di tensione costantemente elevato. Il rischio, purtroppo non sempre evitato specialmente nei momenti finali, è quello di sovrastimolare lo spettatore e appesantire la visione. L’accumulo di eventi, tipico peraltro del melodramma in costume, obera l’astante che in linea di massima rischia di lasciarsi andare e perdere la concentrazione. Il fatto che l’unica evidente pecca trovata al film sia un cavillo certamente opinabile, comunque, dimostra la buona riuscita della pellicola, che probabilmente non rivoluzionerà il genere ma potrà essere ricordata per la sua potenza e la sua tenuta drammatica.
Regia:
YOO Ha
Anno:
2008
Durata:
132′
Stato:
Korea