La musica e in particolare una canzone costituiscono il punto di incontro di due anime, essenzialmente simili, che riescono a mantenere intatti i sentimenti di amore e di amicizia nonostante il trascorrere degli anni, la lontananza e soprattutto il passaggio dall’età dell’infanzia a quella di adulto.
Il protagonista del romanzo, Hajime, è figlio unico; tale situazione, causa di un grave disagio, determina in lui un senso di inferiorità e inadeguatezza. La solitudine di Hajime, amplificata dal ritrovarsi senza amici in una città nuova, è destinata lentamente a svanire grazie all’incontro con Shimamoto, anche lei figlia unica e appena arrivata in città. La ragazza, claudicante a causa di una poliomelite avuta da piccola, anche se in apparenza rispettata dagli altri compagni in realtà non ha amici all’infuori di Hajime. I due ragazzi diventano inseparabili: sono vicini di banco a scuola, tornano a casa insieme e trascorrono lunghi pomeriggi, seduti sul divano di casa, ad ascoltare la collezione di dischi del padre di Shimamoto. In questo modo Hajime scopre la passione per la musica classica di Rossini, Beethoven, Grieg e Liszt ma anche per quella di Nat King Cole e Bing Crosby. I due ascoltano e cantano canzoni di cui non conoscono il significato; il senso delle parole sarà profetico per il loro futuro e apparirà chiaro soltanto molti anni dopo. Il destino, che li separa durante l’infanzia poiché la famiglia di Hajime deve trasferirsi, non riesce però a cancellare il senso di intimità e complicità creatosi tra i due ragazzi che resta indelebile e che li accompagna durante tutta la loro vita. Hajime prosegue la sua esistenza affrontando forse in modo troppo fatalista gli avvenimenti che gli riserva il destino, con lui benevolo e ricco di eventi fortunati. Nel momento di maggiore felicità familiare e lavorativa di Hajime, proprietario di due jazz club di successo, ricompare Shimamoto dopo più di vent’anni.
La canzone a sud del confine non solo è il titolo del romanzo ma è anche l’elemento che determina l’intero svolgimento della trama. Infatti la troviamo sia all’inizio del libro, quando i due ragazzi raggiungono una seppure infantile intimità, sia alla fine dello stesso quando sarà proprio questo disco ad essere il pretesto per un incontro intimo. E’ a questo punto che sopravviene una considerazione amara riguardante la seconda parte del titolo a ovest del sole: un luogo immaginario dove ci si spinge per cercare qualcosa ma dove si trova la morte. Durante tutto lo svolgimento del libro Murakami afferma che la canzone, a sud del confine a ovest del sole, sia cantata da Nat King Cole. In realtà Nat King Cole non l’ha mai incisa, questo è solo un ricordo errato e riconosciuto da Murakami nel libro Portraits of Jazz.
Il romanzo è breve e piacevole ma i fatti riportati sono molte volte raccontati in maniera frettolosa. Alcuni personaggi, come quelli di Shimamoto e di Izumi, non hanno il giusto approfondimento e attorno alle loro figure la linea del mistero è forse troppo ampia. Il libro, comunque interessante, è certamente utile per conoscere meglio e approfondire Murakami.