“ABSOLUTE GARBAGE” DEI GARBAGE

Siamo nel 1995. MTV passa uno strano video: toni marroni, immagini sporche, spuntinature. Anche la canzone è strana: il giro di basso è magnetico, il rock sembra sopito, le percussioni che prendono il sopravvento; poi crescono le chitarre, si accende il ritornello e il cantato basso, quasi parlato, si illumina d’immenso. Capitanati da una frontwoman di indubbio fascino un po’ maudit entrano in scena i Garbage, frullato di talenti voluto da Butch Vig che per l’occasione ha strappato Shirley Manson agli sconosciuti Angelfish.

Il loro primo eponimo album sta tutto in una formula: un cocktail di chitarre ruvide, rock essenziale e un tocco di elettronica sorretto da testi dolenti e da una voce maleducata. Un grandissimo album, in cui si sprecano le perle: Vow, Queer (straniante, con suoni quasi Motown), Only happy when it rains, Supid girl e Milk sono non a caso i brani scelti per aprire Absolute Garbage, raccolta che celebra i primi 12 anni e 4 dischi di attività della band, in attesa di un ritorno in studio previsto, secondo recenti dichiarazioni dello stesso Vig, per metà del 2008.

Il best of segue una scansione rigorosamente cronologica, in cui a Crash #1 dedicata al Romeo + Giulietta di Baz Luhrman segue la crisi nera del secondo album: Version 2.0, del 1998, era un dischetto di canzoncine «rivestite di una sottile crosticina rock» dietro alla quale di cela il nulla. Che siano addirittura cinque i singoli inclusi in questa raccolta è davvero troppo: passi per Push it, che ha tuttora un fascino primordiale (con quell’interpolazione di Don’t worry baby dei Beach Boys che riunisce poli in apparenza opposti); passi per I think I’m paranoid, canzonaccia sguaiata ma consacrata dalla réclame; porte aperte per You look so fine, il solito e magnifico pezzo conclusivo «alla Garbage»; ma di When I grow up e di Special sinceramente non sappiamo che farcene, e forse sarebbe stato meglio recuperare The trick is to keep breathing, (unica) perla malinconica del disco.
La carrellata prosegue con la jamesbondiana The world is not enough, quindi nel 2001 i Garbage affrontano di petto quel pop che avevano prima solo sfiorato: voce ripulita dalle imperfezioni, suoni lucidissimi, elettronica di plastica, e beautifulgarbage, un disco sulla vacuità della «società dell’apparire». Carico di brani notevoli, è l’album che con Androgyny (criminalmente assente dal best of) e Cherry lips (questa c’è, per fortuna) canta l’ambiguità sessuale su testi nati dall’amicizia fra Shirley Manson e lo scrittore/travestito/bufala J.T. Leroy. Absolute Garbage si sofferma sul terzo album della band soltanto un’altra volta, per l’interessante Shut your mouth, dal suono robustissimo, tralasciando Breaking up the girl.

E poi di seguito fino all’ultimo album, quel Bleed like me nato da malesseri ed insoddisfazioni, che ha segnato l’inizio della «crisi di coscienza» del gruppo. Ciò che emerge dalle loro sessions sull’orlo di una crisi di nervi è il loro disco più bello dai tempi degli esordi. Chitarre sferzanti, testi taglienti, ritmiche sincopate, un disco ruvido e potentissimo. Curioso che di questa iniezione di adrenalina vengano antologizzati, oltre all’ottima Why do you love me, i due brani più lenti, Bleed like me, quasi esistenzialista, e It’s all over but the crying, lasciando a casa Run baby run e Sex is not the enemy, vere rappresentanti dell’album. Lascia il tempo che trova Tell me where it hurts, il solito inedito accalappia-allocchi.
La raccolta Absolute Garbage esce in tre versioni: disco singolo, doppio CD e DVD. Il secondo CD contiene una serie sciagurata di remix già sentiti. Si salvano solo gli UNKLE alle prese con la rarefazione di The world is not enough, Bad boyfriend rimescolata dagli autori e la versione avvolgente di Milk creata da Tricky e quella jazzata, quasi sussurrata di You look so fine voluta dai Fun Lovin’ Criminals. Il resto è la solita fuffa pseudo-discotecara, ed è possibile che nessuno abbia pensato di raccogliere le belle B-side che i Garbage hanno seminato nel corso degli anni? Nemmeno il DVD con i videoclip risarcisce per intero i fan della band: mancano Androgyny (ancora!), Run baby run e Sex is not the enemy, bel video con tette al vento (censurate) girato da Sophie Muller. Come al solito, inutile sperare in un prodotto filologicamente corretto: forse dopo questo best of vorranno farci acquistare un very best of e poi una definitive collection. Ma mancherà sempre qualcosa all’appello…