ALESSANDRO ROMA E OLIVO BARBIERI

In mostra presso il MART di Rovereto

In principio fu Mondrian e la sua ricerca di una pura visione plastica fondata sul dualismo equivalente del materiale e dello spirituale, in un rapporto equilibrato.

Sembra discendere dal grande maestro olandese Alessandro Roma , l’artista cui il Mart di Rovereto dedica la prima mostra monografica dal titolo Alessandro Roma –Humus dal 12 febbraio al 12 giugno. L’esposizione fatta di cinque collages, tre sculture e due bassorilievi, si inserisce nel programma “Contemporanea” con il quale il Museo trentino seleziona e promuove i lavori di giovani artisti internazionali. Alessandro Roma, non ancora quarantenne, ha finora partecipato a mostre collettive nell’ambito delle quali si era distinto per originalità di proposte e profondità espressive. La tecnica da lui preferita è quella del collage di ritagli di carta o di stoffa o di plastica trasparente dove la pittura – olio, smalto o spray – interviene come elemento unificante e magico.

Quadri in cui la materia impiegata per le sue creazioni si smaterializza in un sovramateriale che varia a seconda di come viene percepito da chi guarda. I vari frammenti si staccano via via dalla rappresentazione figurativa, pur basata su elementi riconoscibili in natura, per avviarsi sui sentieri della astrazione. Ecco quindi che alberi, fiumi, rocce fiori si stemperano per divenire pure macchie di colore. L’occhio esperto del curatore ha saputo cogliere fra gli innumerevoli artisti emergenti un pittore pieno di promesse in parte già realizzate.

In contemporanea a questa mostra viene inaugurata una rassegna di opere di Olivo Barbieri Dolomites Project 2010 ricca di dieci foto di grande formato e di un film ad alta definizione di dodici minuti nei quali le dolomiti trentine sono esaminate al rallentatore con passaggi di vedute aeree per fissarne la conturbante e fascinosa preziosità. La mostra rappresenta un omaggio , attraverso visioni poetiche e affascinanti, all’ambito riconoscimento da parte dell’Unesco delle Dolomiti come Patrimonio Naturale della Umanità. Barbieri interpreta la montagna come forma simbolica in movimento, “ architetture progettate” emerse duecento cinquanta anni fa dalle profondità degli abissi, riuscendo a restituire intatto il fascino di ineffabilità donataci dal Creatore: Dolomiti colte nella luminosità della giornata o nell’intrigante linguaggio delle nebbie; trasfigurazioni visionarie nell’ottica di una ispirazione di alta emotività.

Dalla collezione permanente del Museo la Direzione ci offre i suoi tesori riguardanti le opere comprese nel periodo intitolato 800versus 900 come le tele del primo ritrattista dell’impero tedesco, Franz von Lenbach, le pitture digitali di Davide Cotro, Le ereditiere di Felice Casorati, tra tradizione e teatralità moderna, il trittico simbolista del trentino Luigi Bonazza di Arco e le cromatiche visioni della quotidianità veneziana dei trentini Bartolomeo Bezzi e Eugenio Prati.