Concorso
Benvenuti nel centro di Tokyo, l’anno è il 1958. La città ha ritrovato la voglia di vivere, di lasciarsi alle spalle lo strazio della guerra; le persone che la abitano sono umili ma hanno il coraggio di sorridere, di pensare al futuro con speranza, di ri-costruire: una torre altissima, un automobile, una famiglia. Tutto non è mai stato così bello e splendente come nell’ora in cui ricomincia.
Fin dalle prime inquadrature risulta fin troppo chiaro dove vuole andare a parare il regista di Always, Yamazaki Takashi: l’ottimismo è il profumo della vita. Ce lo continua a ripetere durante tutto il film e, grazie alla sua abilità, nessuno sembra annoiarsene. Ci costruisce attorno un melodramma facile facile in cui si intrecciano le vite e le attività del meccanico Suzuki e della sua famiglia, di una ragazzina venuta in città in cerca di lavoro e fortuna, di una barista, di uno scrittore di storie per bambini, di un trovatello con la passione per la scrittura, di un medico che ha perso la famiglia durante la guerra; il sunset finale commuove e riconcilia facilmente… E’ un melodramma in cui di drammatico c’è veramente poco, tutto fila liscio come l’olio all’insegna dei buoni sentimenti, in sala si ride di gusto grazie a gag e dialoghi azzeccati, la ricostruzione storica è dettagliatissima e il lavoro di Computer Graphic ha dello sbalorditivo per la credibilità finale dello scenario in cui si muovono i personaggi. La regia è narrativamente ineccepibile, sfodera virtuosismi tecnici senza risultare invasiva. Risultato: 12 oscar giapponesi su 13 e strepitoso successo di pubblico.
Tutto bene quindi? Per niente. Sembra di stare a Disneyland. Tutto è fin troppo perfetto per essere vero. Non c’è un filo d’erba strappato, una porta che cigola, l’unica toppa nel vestitino di un bimbo contiene i soldi per i momenti di difficoltà; durante le cene ci manca solo che parta il refrain di Vangelis per pensare: “dove c’è Barilla c’è casa”. Perfino la neve puzza di plastica. Questione di stile? Certamente, dato che il film è basato su un manga del 1973 pubblicato tuttora, ma è una cosa che a lungo andare irrita. I personaggi sono macchiette prive di spessore, merito dell’abilità degli attori il non farli crollare su se stessi. E’ impossibile non affezionarsi alle faccine di quei bimbi che sembrano angioletti dispettosi,e se non ci fossero le sopraccitate gag da fumetto la storia sarebbe priva di qualsiasi interesse.
Quando ci si appresta ad un tale dispendio tecnico e finanziario gli obiettivi devono essere ben chiari nella testa di produttore, sceneggiatore e regista, e questi ci sono tutti: creare un grande spettacolo per famiglie, magari da proiettare a Natale quando siamo tutti più buoni e sbancare il botteghino. Fa rabbia pensare che qui in Italia per operazioni di questo tipo ci affidiamo ai vari Pieraccioni, Boldi&De Sica. In ogni caso si tratta di un film riuscito perché questi obiettivi li ha raggiunti tutti con gran disinvoltura.
Regia: YAMAZAKI Takashi
Anno: 2005
Durata: 133’ min