“AMICI MIEI. QUANDO TUTTO EBBE INIZIO” TRA POLEMICHE E BURLE

Regista e cast difendono il prequel ambientato nel Quattrocento

Grande sforzo produttivo e massiccia operazione di marketing per il nuovo film di Neri Parenti. Regista e cast difendono la discussa commedia “Amici miei. Quando tutto ebbe inizio”.

A Paolo Hendel nascondevano le parrucche: “Tutti avevamo le parrucche, ma io ero l’unico bisognoso per davvero perché non c’ho i capelli. E a me le portavan via. Quando si dice gli amici…“.

Michele Placido ricorda che “Abbiamo chiuso l’organizzatore in camera per impedirgli di vedere la partita dello scudetto della Roma. Uno scherzo terribile. Almeno per lui.

Perchè di scherzi, di “zingarate” si parla in “Amici miei. Quando tutto ebbe inizio”, l’ultimo e assai discusso film di Neri Parenti, nelle sale dal 16 marzo in circa 500 copie, produzione da kolossal per una commedia che ha già scatenato le critiche di chi teme un cinepanettone in salsa rinascimentale.

Sulle chiacchiere e sulle polemiche il regista Neri Parenti va subito al sodo della questione: “Contrariamente a quanto molti pensano, il soggetto di questo film venne scritto cinque anni dopo Amici miei atto III (diretto da Nanni Loy nel 1985 N.d.R.) dagli stessi autori e sceneggiatori: Leo Benvenuti, Piero De Bernardi e Tullio Pinelli e casualmente da me, che ero giovane e stavo lavorando con loro ad un altro progetto. Poi per una serie di vicissitudini venne accantonato. Ma è sempre rimasto il mio sogno nel cassetto“.

Però bisogna ammettere che era forse prevedibile la reazione negativa dei fan di un film ormai di culto, non si poteva dargli un altro titolo? “Il progetto si chiamava ‘Amici Miei Quattrocento’. L’idea fu di Pinelli, appassionato di Rinascimento. Il film è stato concepito così, perché è ‘Amici Miei’. Poi è vero che io ho fatto film diversi, ma questa è una vera commedia in cui si ride, ci sono anche i sentimenti, addirittura si piange“.

I cinque amici che esorcizzano con burle e scherzi la paura della vecchiaia e della morte – Michele Placido, Giorgio Panariello, Massimo Ghini, Christian De Sica e Paolo Hendel, – si muovono tra un gigantesco set ricostruito a Cinecittà e varie località della Toscana, spesso in location storiche in cui la macchina da presa è entrata per la prima volta: “Questo film è talmente preciso nella ricostruzione storica – ha sottolineato l’attore Massimo Ghini – che perfino il direttore della fotografia è toscano. A Cinecittà dove ormai sono abituati a vedere il pubblico delle trasmissioni televisive, si è tornati a vedere il cinema vero, con le comparse (oltre 3.000 N.d.R.), i cavalli, i costumi, che erano pesantissimi“.

E l’atmosfera sul set era tale che Christian De Sica si sentiva, scherzosamente, “come William Holden, avevo un costume che pesava 42 chili. Per dire che è un film con un grande sforzo produttivo, come si facevano vent’anni fa. E questo va oltre le polemiche di ciò che è stato detto da molti prima ancora di vederlo“. Il suo ruolo è quello di un aristocratico e De Sica spiega la sostanziale differenza tra i film di Natale e questa commedia: “Il cinepanettone è una farsa, e la farsa drammaturgicamente si regge su pochi elementi. Qui invece c’è un lungo lavoro degli sceneggiatori“.

E Mario Monicelli, che cosa pensava di questa operazione? Ricorda Paolo Hendel : “Quando si iniziò a parlare di questo progetto chiesi a Mario Monicelli la sua opinione. Lui mi rispose semplicemente ‘L’importante è che il film funzioni e faccia ridere’. È con questo spirito che ci siamo buttati in questa avventura, mossi dall’amore per la storia di ‘Amici miei’ e per Monicelli“.

Al pubblico, ora, il giudizio finale.