“AMO, DUNQUE SONO” di Sibilla Aleramo

“Amo, dunque sono” è un diario autobiografico composto da quarantatré lettere, scritte da Sibilla Aleramo di getto, per esorcizzare l’attesa del proprio amante, allontanatosi in un ritiro spirituale iniziatico. Di lui non saprà nulla per 30 lunghi giorni: né dove alloggia, né come sta. Nel periodo che li separa decide quindi di trovare un compagno di solitudine nella scrittura, indirizzando al suo Luciano – in realtà lo scrittore Giulio Parise – questa sua radiografia dei sentimenti che la percorrono, fatta di ricordi ancorati nel profondo e fisicità rimasta inespressa. Un diario intimo, ma anche fisico, in cui la scrittrice descrive i cambiamenti del suo corpo, privato dell’”imagine” dell’amore. Un sentimento che non è astratto, ma reale e non è sdolcinato, ma a volte crudele e duro, a misura di spiriti forti.

Un libro che ha per fulcro l’amore, ma che niente ha a che vedere con stilizzazioni e belle parole.
Come tutte le cose della vita, anche l’amore è imperfetto: e questo Sibilla lo sa bene. Ma uno spirito da poeta come il suo non può impedirsi d’amare, anche a costo di soffrire e finire per illudersi dopo un abbandono. L’amore è anche rischio, per questo è destinato a chi è disposto anche a mettersi in gioco. Amore è anche silenzi, attese, digiuni, sinergie che a parole non si spiegano. Ma per le donne è forse anche qualcosa di diverso. Se l’uomo infatti può dire “Penso, dunque sono”, la donna può fregiarsi di qualcosa in più, il sentimento. Sibilla accetta questa sua natura “diversa” rispetto al maschio, considerandola una grande forza. Perché chi ama deve essere forte, prepararsi anche a soffrire, a vincere e a perdere. «Le donne che vincono, le donne che attraggono ed incatenano gli uomini facendoli soffrire e piangere, sono poi castigate da un male peggiore d’ogni abbandono: l’incapacità d’amare. Meglio venire tradite, dieci, venti volte per aver ingenuamente espressa l’intima realtà. Dieci, venti volte, e poi si risorge, intatta. Soltanto la menzogna lima, diminuisce, esaurisce». La sua capacità d’amare non la rende debole e fragile come una bambola di porcellana, ma forte perché dotata di una sensibilità sviluppata che la mette a contatto con l’anima del mondo.

Un libro da leggere e da consigliare, per accorgersi che esistono molte scrittrici donne di livello in Italia, capaci di trasmettere un messaggio forte e rivoluzionario già a partire dagli inizi del Novecento.

Universale Economica Feltrinelli, 1998, pp. 128, Euro 5,68