AMORE, BUGIE & CALCETTO di Luca Lucini

L’amore ai tempi del calcetto

A come amore, B come bugie C come calcetto. L’abc della vita moderna (come recita la frase di lancio del film) è tutta qui. In mezzo la filosofia di Nereo Rocco (“nel campo come nella vita”), giovedì entusiasmanti sui campetti di periferia e meditazioni da spogliatoio.

Il nuovo film di Luca Lucini (Tre metri sopra il cielo, L’uomo perfetto), presentato in anteprima a Bologna (il 4 aprile nelle sale), sceneggiato da Fabio Bonifacci, è una commedia leggera e ironica, mai volgare e spassosa con una buona “visione di gioco” che espone una regia di centrocampo divertita e versatile, che confida in una sceneggiatura con le idee chiare.

In attacco c’è Vittorio (Claudio Bisio), il “condor”, un cinquantenne con il debole per le amiche del figlio, ex sposato con la cardiologa Angela Finocchiaro che lo salverà dal pressing asfissiante e dal connesso infarto. In mezzo al campo staziona Piero (Andrea De Rosa), un precisino schiavo degli schemi che pianifica la sua giornata in maniera ossessivo-compulsiva, affiancato da un rampante, spregevole e falloso Filippo (Pietro Sermonti). A guardia dei pali, Adam (Andrea Bosca), una vita in difesa cercando di non assomigliare al padre Vittorio. Sulle fasce trotta un mediano casalingo, il bravissimo Lele (Filippo Nigro), che passa la vita correndo (da un dialogo con la moglie Claudia Pandolfi “Ma intanto io lo so come si risolvono i problemi… correndo, correndo, correndo”. Da un dialogo a bordo-campetto, dopo un inaspettato cambio di gioco: “Io che faccio?” – “Tu corri”).
_In panchina stanziano due personaggi teneri e originali, il Venezia (Max Mazzotta), un operaio dell’azienda del condor Bisio con le gambe secche e storte che accetta con sportività e sagacia la “panca”, un maniaco del gioco ubriacante a cui soffiano la palla dopo mezzo tocco e il Mina (Giuseppe Battiston), giornalista amorevolmente ciccione che fuma, beve caffé e mangia patatine. (La sua vecchia carriera nel Mestre serie C, gli ha lasciato in eredità la capacità di entrare in campo per battere le punizioni, dei “missili” angolati e infallibili. Trenta secondi di gioco e una media gol da impallidire).

Questa la formazione, per una pellicola che scorre allegra come una partita di campionato, buoni gli scambi (quelli di Angela Finocchiaro tra i migliori), originali i personaggi (Lele che chiede il cambio alla moglie e rimane a casa ad arbitrare i suoi due bambini) e contemporaneo il campo da gioco (con il doping scanzonato alla taurina di Bisio).
Come ci spiega il regista Lucini, in conferenza stampa: “Abbiamo voluto esplorare i ruoli che gli uomini hanno nella vita e il loro modo di relazionarsi all’amore. Ci è venuto facile farlo attraverso il calcio, unico collante che mette insieme diverse estrazioni sociali e diverse ambizioni”.
La palla rimbalza allo sceneggiatore, Fabio Bonifacci, che così risponde: “Il calcio, nella forma minore del calcetto, ci regalava quel necessario tono epico”. I protagonisti, allargano la loro trance agonistica nelle faccende di ogni giorno, partendo in contropiede, correndo, aspettando, fumando.
Ogni partita è filmata come una piccola battaglia e la regia si mette a servizio degli stati d’animo.
E le donne? In realtà il film lo muovono loro: Diana (Angela Finocchiaro), Silvia (Claudia Pandolfi), Viola (Chiara Mastalli) e Martina (Marina Rocco).
Sono le protagoniste del pre-partita, del durante-partita e naturalmente del post-partita nella forma della trionfante pizza in trattoria. L’amore si ripercuote nelle ginocchia dei campioncini da linoleum, lasciandoli distratti se c’è stata una litigata, inetti se c’è aria di divorzio, felicemente storditi se c’è in arrivo un bebé. Il turn-over non è contemplato dal calcio a cinque. È però contemplato nella vita, nelle altalenanti vicende d’amore in attacco e tradimento in difesa.
Guai a chiamarla partitella, di dilettantistico c’è poco, perché mentre si gioca s’impara a vivere. Sfogo metropolitano ed epica quotidiana. Sui titoli di coda si chiude il campionato sapendo che il ritiro sarà ancora più duro.