Una videoinstallazione nelle cantine del Museo del Cinema di Torino fino all’8 gennaio 2012 e una retrospettiva fino al 18 novembre per l’omaggio-evento dedicato al cineasta israeliano.
Un sotterraneo come metafora dell’inconscio? Il punto di domanda è d’obbligo quando l’artista che nelle cantine del Museo del Cinema di Torino allestisce una videoinstallazione è Amos Gitai “cineasta delle lacune e dello sconnesso”, secondo la definizione dlel direttore della Cinémathèque française, Serge Toubiana.
Architetto-regista prolifico con oltre ottanta titoli – tra documentari, cortometraggi e film di finzione – in trent’anni di attività, Gitai porta per la prima volta in Italia una installazione strutturata intorno a 18 videoproiettori e corredata da documenti e testi. Un’opera analoga, ma non uguale, a quella allestita a Bordeaux e al Palais de Tokyo di Parigi. dove ha riscosso un notevole successo di pubblico.
Ispirate in gran parte dalle riprese del suo ultimo film ancora inedito, Lullaby to my father e dedicate al padre, architetto del Bauhaus Munio Weinraub, fuggito dalla Germania nazista nel 1933 e rifugiatosi in Palestina, le Architetture della memoria sono un viaggio insieme intimo e universale, che esplora la memoria e l’inconscio in un percorso visivo e sonoro in cui lo spettatore può muoversi in totale libertà.
Perché i sotterranei? “Perchè i sotterranei – ha spiegato il regista – è ricco di un immaginario particolare. Il contesto è importante: è vero per i film così come per le esposizioni. Torino sarà la sintesi di quello che ho fatto a Bordeau e a Parigi. Ovviamente mi colpisce sapere che la Mole Antonelliana inizialmente venne pensata per essere una sinagoga; la memoria dei luoghi conta molto per me“.
Spezzoni di film occupano le pareti di mattoni tra quadri elettrici e impianti nella “pancia” nascosta dell’edificio simbolo di Torino che viene in qualche modo anch’esso “svelato” dalle opere di Amos Gitai. “Non mi propongo mai – ha aggiunto Gitai – di fare un’opera autonoma, cerco sempre di costruire un rapporto tra l’edificio che ho a disposizione e quello che vi apporto. Per questo è impossibile trasportare le mie installazioni così come sono da un luogo all’altro“.
L’omaggio al regista si arricchisce di una articolata retrospettiva che comprende circa 20 titoli, scelti personalmente da Gitai, in programma al Cinema Massimo di Torino fino al 18 novembre 2011, e della monografia Amos Gitai. Architetture della memoria , con testi critici di Jean-Michel Frodon (Edizioni Museo Nazionale del Cinema, pagg. 112, Euro 9) arricchita da molte immagini scattate sui set e dalla filmografia a cura di Grazia Paganelli.
AMOS GITAI. ARCHITETTURE DELLA MEMORIA
Museo nazionale del Cinema di Torino, Mole Antonelliana, Via Montebello 20
www.museocinema.it