ANCORA FERMI GLI SCENEGGIATORI: PENCILS DOWN MEANS PENCILS DOWN

Come uno sciopero sta paralizzando l'America dello showbiz

Da un lato il sindacato di categoria, il Writers Guild of America (WGA), dall’altro l’organismo che rappresenta i produttori (Alliance of Motion Picture and Television Producers). Nessuna soluzione, per ora. Ultime vittime eccellenti della maxi-serrata: i Golden Globes.

Il 5 novembre il Writers Guild of America, il sindacato degli sceneggiatori ha deciso di fermarsi e alzare la voce. Il nuovo tipo di fruizione che il sistema delle comunicazioni offre, non è più limitato ad un’unica piattaforma. Una buona parte di serial spazia sul web, rimbalza sul telefonino, si allarga nei videogame. Ci sono sneak-peek (le sbirciatine), episodi interi visibili in streaming, spin-off disponibili solo sui siti ufficiali, giochi on line che richiedono una nuova idea di diritto d’autore. Per ora, i produttori non riconoscono i diritti agli sceneggiatori in seguito all’uso sui nuovi media.
Il sindacato degli sceneggiatori (WGA) chiede una percentuale più alta dei profitti delle vendite di dvd e via internet. Il potente sindacato dei produttori (AMPTP) naturalmente fa muro, spiegando che i programmi diffusi sul Web non garantiscono ancora livelli accettabili di profitto.
I contratti prevedono delle royalties sull’uso dei contenuti delle sceneggiature, ma l’esplosione delle tecnologie ha reso ogni tipo di accordo inadeguato. Al momento solo i produttori incassano i proventi sui download. Con lo sciopero, la WGA rivendica una percentuale sul lavoro, un aumento dei compensi legati ai nuovi media. Internet è una fonte di reddito in continua crescita, soprattutto nel settore entertainment. Gli sceneggiatori, così come le altre figure coinvolte, chiedono una fetta più grande dei guadagni che ne derivano.

Per questo, da più di due mesi, e senza spiragli di risoluzione, gli sceneggiatori americani sono fermi. I primi cortei, a novembre, hanno visto sfilare più di settanta showrunner. Ogni show di primetime era rappresentato nei picchetti dal proprio produttore esecutivo. Insieme al presidente della WGA Patric Verrone marciavano Damon Lindelof e Carlton Cuse (Lost), Shonda Rhimes (Grey’s Anatomy), John Wells (ER), Greg Berlanti (Dirty Sexy Money, Brothers & Sisters), Marc Cherry (Desperate Housewives) e Carol Mendelsohn (CSI).
Una serie di interminabili trattative, congestionate e confuse che si sono interrotte verso i primi di dicembre. Sono saltati serial e talk show. Desperate Housewives per esempio, il nuovo film di Ron Howard (Angeli e Demoni, sempre dal romanzo di Dan Brown), gli show dei due mattatori Jay Leno e David Letterman e il Saturday Night Live per citare i più noti.

In aiuto agli sceneggiatori e alle altre categorie (tra cui gli “assistenti”), inoltre, sono andati i divi più liberal dello star system. La solidarietà degli attori, proprio in queste ore, si è trasformata nel boicottaggio della serata dei Golden Globes, anticamera degli Oscar, sostituita da una conferenza stampa.
A capo della “rivolta” George Clooney e con lui nomi come Angelina Jolie, Cate Blanchett, Denzel Washington, Tom Hanks, Viggo Mortensen. Più altri candidati ai Globes che hanno aderito all’invito della Screen Actors Guild (SAG), il sindacato delle star di Hollywood di rifiutare la serata. Questo colpo, così ben assestato dagli sceneggiatori ai produttori ha portato l’emittente NBC a rifiutarsi di mandare in onda la serata. Niente show, niente glamour, niente audience televisivo traino e amplificatore del box-office cinematografico. Pencils down means pencils down.

L’ultimo sciopero risale al 1988: ventidue settimane per cinquecento milioni di dollari. Questa serrata influirà sui palinsesti a venire che saranno modellati con quello che c’è. Le major
chiedono ai loro producer di tirare fuori dai cassetti tutti i progetti rimasti incompiuti che possono in qualche modo concretizzarsi in nuove serie tv.

Per ora tremano gli Oscar. A rischio anche la serata più sfavillante dello showbiz, prevista per il 24 febbraio. I produttori assicurano che si farà. Ma potrà essere molto triste.