ARLECCHINO A ISTANBUL: VENEZIAINSCENA FA RIVIVERE LA COMMEDIA DELL’ARTE

Fino al 6 settembre lo splendido cortile di Cà Rezzonico farà da sfondo alle avventure delle più famose e antiche maschere tradizionali portate sulla scena da una compagnia internazionale

È un canovaccio anonimo del ‘600 a ispirare la drammaturgia presentata dal regista Adriano Iurissevich e dai suoi attori, una compagnia eterogenea per nazionalità e talenti, ma compatta e ben amalgamata nel creare un lavoro corale.

Alla base del progetto intrighi, lazzi ed equivoci tipici della commedia dell’arte, supportati però da elementi assai moderni, resi ancora più insoliti proprio dal contrasto con lo sfondo tradizionale.
Le maschere di sempre, si ritrovano ad agire in un contesto a loro tanto familiare quanto estraneo (seppure solo in apparenza), in una dimensione a metà strada tra quotidianità seicentesca e questioni sociali odierne.

Le smanie da possidente e l’avarizia del vecchio Pantalone si intrecciano così alle velleità artistiche del figlio Florindo, amato dalla non corrisposta Beatrice; mentre Arlecchino e la serva Franceschina si rincorrono nei i soliti scherzi amorosi.
Platessa la Piratessa, a capo del manipolo che rapisce l’ingenuo Florindo, appare come un novello Capitan Uncino, feroce e spietata al primo impatto, ma capace di commuoversi fino alle lacrime al suono di una canzone d’amore; il tutto è condito dalle apparizioni della maga Circe, che si presenta quasi come l’evocazione di uno spirito ancestrale.

Poesie, canzoni, arie d’opera e danze si alternano alla recitazione confermando la versatilità degli attori di Iurissevich che, tra un equivoco e l’altro, trovano anche il modo di portare sul palco, pur senza turbare il clima giocoso, questioni di attualità: una su tutte quella delle unioni omosessuali.
La scena, come si conviene a questo genere di teatro, è semplice e priva di orpelli: gli attori si muovono non solo sopra il palco ligneo ma in tutto lo spazio che è a loro disposizione, chiamando più volte in causa il pubblico stesso e partecipando alla vicenda da ogni posizione, quinte comprese.
Nel complesso lo spettacolo scorre veloce senza perdere il ritmo, in una girandola di intrighi che vorticosamente conducono al sospirato lieto fine.