Il re degli unni, Attila, è in festa per aver raso al suolo Aquileia, ma, ammirato dal coraggio dimostrato dalla figlia del re, Odabella, le restituisce la spada. Un inviato di Roma, Ezio, gli propone di dividere l’impero con lui, ma Attila lo accusa di tradimento rifiutandone l’offerta. Il re degli unni incontrerà anche Papa Leone I, ma, tradito dai suoi e dai romani, verrà ucciso dalla stessa Odabella che aveva fatto finta di acconsentire alle nozze con lui.
Attila ebbe la sua prima rappresentazione a Venezia, al Teatro La Fenice, il 17 marzo 1846. La Prima al Teatro dell’Opera risale al 4 aprile 1964. L’unica ripresa successiva risale al 2 giugno 1981 sotto la direzione di Bruno Bartoletti. L’opera è l’archetipo del “melodramma risorgimentale” e furoreggiò nei nostri teatri, grazie all’appello della riscossa romana contro gli unni invasori. Ma, provenendo il tutto da un dramma tedesco, la connotazione degli italiani non ne usciva troppo bene, così come non era del tutto negativa quella di Attila. Ciò si tradusse in un testo un po’ sbilanciato ma dal punto di vista musicale, invece, Attila non è privo di pregi, soprattutto per la maggior continuità drammatica. Attila, fu composta in età giovanile da Giuseppe Verdi e considerata dai critici un’opera alquanto stringata nella sua composizione. Questa componente vuol dire essenzialità musicale. La stringatezza diventa, davvero, il pregio e la novità di quest’opera. I tempi sono sempre veloci, serrati, le sonorità molto crude, le tinte forti, c’è una dinamicità, dall’inizio alla fine, che non viene mai abbandonata.
Sarebbe, però, riduttivo considerare l’opera solo per il suo messaggio risorgimentale. “Io sono solo un uomo di teatro” usava dire Verdi in vecchiaia. L’opera si inserisce all’interno di un percorso di sperimentazione in cui il linguaggio musicale rimanda continuamente a quello drammaturgico. Nonostante la struttura sia abbastanza prevedibile, in Attila sono presenti illuminazioni e spunti di rilievo. Da sottolineare, ad esempio, l’attenzione con cui il musicista seppe delineare i caratteri dei personaggi. La figura del barbaro non si riduce semplicemente ad un tiranno crudele come è facile pensare, è anzi talmente ingenuo da farsi disarmare da una donna. La stessa Odabella è figura di notevole fascino e forte temperamento al punto da anticipare linee caratteriali che verranno riprese in opere successive. Approfondimento, dunque, psicologico ed espressivo dei vari personaggi. Talvolta sono elementi esterni a sottolineare o anticipare tratti dei protagonisti. Per citarne uno, il temporale che è un elemento ricorrente nel teatro dell’Ottocento: tende ad assumere una funzione “psicologica” con lo scopo di rappresentare, attraverso la natura in rivolta, l’agitazione dell’animo. Altro elemento rilevante, il soprannaturale. Attila, chiuso nella sua tenda, ha la visione in sogno di un vecchio che con voce possente gli sbarra la strada per Roma: uno dei momenti più drammatici della partitura.
Per quanto riguarda l’utilizzo delle voci, nell’Attila di Verdi, il maestro Pirolli così commenta:
“C’è una predominanza dell’agilità, il voler mostrare, da parte di Verdi, le pieghe più intime della voce e la sua completezza”.
L’allestimento odierno, invece, si basa, anziché su elementi costruiti o fondali dipinti, su una serie di composizioni visive coordinate da un computer e proiettate su quattro schermi posizionati in palcoscenico che alternano immagini fisse a immagini in movimento e creeranno le ambientazioni e le atmosfere dell’opera. Le immagini reali sono trattate quasi fossero immagini grafiche. Non ci sono movimenti di macchina di tipo cinematografico ma sempre un’inquadratura fissa sulla quale intervengono soltanto cambi di luce o di atmosfera (nuvole in movimento o acqua increspata) mentre le immagini grafiche sono trattate in modo da risultare il più possibile concrete. Questo per avvicinare due stili inconciliabili e renderli in qualche modo omogenei.
Mercoledì 9 marzo, ore 20,30 al Teatro dell’Opera di Roma, prima di Attila.
Musica di Giuseppe Verdi su libretto di Temistocle Solera, tratto dal dramma Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner.Maestro concertatore e Direttore d’orchestra Antonio Pirolli.
Maestro del Coro Andrea Giorgi.
Regia e Scene di Paolo Baiocco, Costumi di Anna Biagiotti, coreografia di Simona Fabbri.
Interpreti principali Roberto Frontali / Ivan Inverardi, Dimitra Theodossiou / Virginia Todisco, Roberto Scandiuzzi / Orlin Anastassov, Walter Fraccaro / Alberto Jelmoni.
Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera.