Addio a Mario Monicelli

Un grande regista, un grande uomo

ROMA – Il regista Mario Monicelli si e’ ucciso lanciandosi dal quinto piano del reparto di urologia dell’ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato da ieri. Lo rendono noto fonti sanitarie.

Monicelli si e’ lanciato dal balcone del nosocomio romano intorno alle 21. Il regista aveva 95 anni ed era ricoverato per un tumore alla prostata. Anche suo padre Tomaso, noto scrittore e giornalista, si era tolto la vita nel 1946.

I suoi film

Dall’ esordio, giovanissimo, con il film a passo ridotto I ragazzi della via Paal (1934) fino a Le rose del deserto (2006) e la sua ultima opera, il corto della sua carriera ‘Vicino al Colosseo…c’e’ Monti’, in programma fuori concorso alla 65/a Mostra del Cinema di Venezia. Nel primo periodo, che coincide con la collaborazione con Steno e con il lavoro alla bottega di Toto’ bisogna ricordare: ‘Al diavolo la celebrita” (1949) con Misha Auer; Toto’ cerca casa (1949), Vita da cani (1950) e Guardie e Ladri (1951) con Aldo Fabrizi, Toto’ e i re di Roma (1952) e Toto’ e Carolina. Il secondo periodo del cinema di Monicelli, inaugurato dal melodramma altoborghese ‘Le infedeli’ del 1953, coincide con la nascita ufficiale della ‘commedia all’italiana’. Vi si trovano i suoi primi capolavori, da Un eroe dei nostri tempi con Sordi (1955) a I soliti ignoti (1958) e La grande guerra (1959), Leone d’oro ex-aequo alla Mostra di Venezia. Dopo uno dei suoi film drammatici piu’ riusciti, I compagni del 1963, Mario Monicelli sceglie con successo la via del film a episodi e inaugura anche in questo campo un vero filone. Tra i film da ricordare Boccaccio 70 (1963), Alta infedelta’ (1964), Le fate (1966). Nello stesso anno ecco aprirsi un nuovo capitolo della storia cinematografica di Mario Monicelli. Con L’ armata Brancaleone trasforma Vittorio Gassman in divo popolare e da’ spazio al suo gusto per la commedia picaresca. Il film va in testa agli incassi e Monicelli si ripete nel 1969 con Brancaleone alle crociate. Intanto propone una nuova svolta della commedia all’italiana presentando Monica Vitti in chiave comica in La ragazza con la pistola del 1968. Con gli anni ’70 il regista viareggino cerca nuove vie al suo talento in film di successo altalenante da La Mortadella con Sophia Loren (1971) a Romanzo popolare (1974) con Ugo Tognazzi. Ed e’ proprio col comico cremonese che, dal copione di Pietro Germi, Monicelli ritrova il successo nel 1975 in Amici miei con un seguito nell’ 82. Dopo il melodramma Un borghese piccolo piccolo (1977), il felliniano Viaggio con Anita (1979) e il surreale Temporale Rosy (1979), ancora un successo popolare con Sordi: Il marchese del Grillo (1981). Il filone picaresco prosegue tra Bertoldo (1984) e I picari (1987). In chiave colta Monicelli scopre la tv tra Mattia Pascal (1985), e Rossini Rossini del ’91. Ma il successo ritorna con ”Speriamo che sia femmina” nel 1986. Gli ultimi film, da ”Parenti serpenti” (1992) cui segue Cari fottutissimi amici. Firma, fra gli altri, la mini-serie tv Come quando fuori piove del 2000, partecipa a documentari e iniziative di militanza come Lettere dalla Palestina del 2002, e si concede alcuni cammei come attore (dal ‘Ciclone’ di Pieraccioni a Sotto il sole della Toscana). E’ del 2006 invece il tanto desiderato ritorno sul set di un film, rallentato da ritardi e difficolta’ produttive, con Le rose del deserto, liberamente ispirato a Il deserto della Libia di Mario Tobino e a Guerra d’Albania di Giancarlo Fusco.