Elisabetta Rasy presenta il nuovo libro di Benedetta Craveri “Amanti e regine” alla libreria Feltrinelli-Colonna di Roma. Dopo aver esposto la vita nei salotti intellettuali di Parigi in “La civiltà della conversazione” (2001, €31), sempre edito da Adelphi, la studiosa di lingua e letteratura francese (docente all’Università degli Studi della Tuscia), approfondisce ora un tema piuttosto dibattuto: le amanti dei re ed il loro peso sulla vita politica francese.
In “Amanti e regine” il campo di battaglia è “il letto del re” e su questo le favorite dei re, da Luigi XIV a Luigi XVI, spadroneggiano. La storia peculiare della Francia aiuta le amanti dei re ad acquisire potere e a non essere stigmatizzate: mentre la vita privata degli Asburgo era completamente segreta ai loro sudditi, ogni momento della vita privata del re di Francia, da Francesco di Valois in poi, diventa un rituale a cui i sudditi assistono o sul quale vengono compiutamente informati.
Questa scelta di far partecipare i sudditi alla vita del re, partendo dai nobili invitati a vivere presso la corte, instaura un contratto familiare tra i due stipulanti che genera un diffuso consenso anche da parte dei sudditi più reticenti ad assoggettarsi a quella che poi diventerà una monarchia assoluta.
I matrimoni dei re erano del tutto combinati e servivano gli interessi delle alleanze politiche in Europa: le regine d’altronde erano chiamate a fare figli per rinsaldare gli accordi tra gli stati garantendo degli eredi predestinati a governare seguendo orientamenti predeterminati ad evitare conflitti tra i vari paesi. Il parto era pubblico per evitare lo scambio dei bambini e la prima notte di nozze era sotto osservazione: quella di Caterina Dé Medici e Francesco I è stata addirittura spiata dal Papa, infatti era lecito infatti ripudiare le regine nel caso in cui non potessero avere figli.
Secondo la legge salica la regina non poteva accedere al trono se non attraverso la reggenza: quando moriva il marito ed il figlio non era ancora in grado di regnare. La loro funzione era quindi, una volta sposate, di dimenticare rapidamente da dove provenissero e rimanere incinte del re.
Da questo contesto si desume la completa estraneità di re e regina dal provare dei sentimenti vicini all’amore l’uno per l’altra e che i tradimenti del re con le sue amanti erano un gioco a carte scoperte, a cui le stesse regine prendevano parte: disperate in un primo momento, abituate subito dopo. Craveri afferma in proposito: ”L’unica amante che veramente odiavano le regine era sempre la prima, alla seconda già non ci facevano più caso”.
Le amanti divengono a questo punto la rivalsa sentimentale del re come maschio e non solo: l’esperienza traumatica del matrimonio e della sessualità obbligata sconvolgono profondamente questi re che nelle amanti cercano delle donne rassicuranti, che guariscano il loro ego ferito. Madame de Pomapdour per esempio, amante borghese di Luigi XV per cinque anni, intratterrà con questo re del tutto ipocondriaco, rapporti casti per almeno altri quindici anni, regnando quindi per vent’anni sulla vita politica francese, più come “regina” che come favorita. Luigi XV dipende da lei psicologicamente, essendo un insicuro che ha bisogno di una donna che lo ammiri e lo sostenga. Le amanti non solo nel caso di Luigi XV avevano una funzione consolatoria per questi uomini che non avrebbero mai potuto sposare la donna che amavano ed il cui corpo era considerato sacro: l’”unto dal Signore” perché cosparso con l’olio sacro, il re era dotato finanche di poteri taumaturgici, esattamente come un sacerdote.
I francesi considerano, in quest’ottica, le amanti dei loro re come dei trofei in un’epoca dove la sessualità non viene considerata un peccato e l’eresia era ancora il timore più grande per la Chiesa. Le stesse amanti che inoltre fanno del mecenatismo artistico il loro riscatto culturale, e che mai si sognerebbero di mancare di rispetto alla regina, considerata allora come l’”ombra” del re.
Benedetta Craveri
Amanti e regine. Il potere delle donne
Uscita in Italia: 2005
La collana dei casi, Adelphi
ill. brossura, pp. 447, € 25