Nel concorso Pesaro Nuovo Cinema – Premio Lino
Miccichè vi è anche il film francese “Anna M.”, opera
terza del regista francese Michel Spinosa.
L’idea iniziale del film è partita dall’interesse
dell’autore per la gelosia e per la rappresentazione
dei suoi eccessi, dei suoi sviluppi patologici.
La protagonista del film, Anna M., è una ragazza dolce
e riservata, quasi timida, che si dedica soprattutto
al suo lavoro alla Biblioteca Nazionale di Parigi come
resturatrice di libri antichi. Anna vive con la madre,
porta a passeggio il cane, la sua vita è fatta di una
quotidianità semplice, quasi noiosa.
Un giorno ha un
incidente e fa dei controlli all’ospedale. Qui conosce
il dottor Zanevsky e in quel momento scatta una sorta
di corto circuito, si convince che il dottore è
innamorato di lei. Comincia a pedinarlo discretamente
e un giorno fa finta di incontrarlo casualmente. In
maniera goffa e timida lo invita al bar a bere
qualcosa. Ma è un incontro freddo, di cortesia, senza
prospettive. Il dottore è sposato e non ha nessuna
intenzione di rivedere Anna.
Ma la ragazza non demorde e comincia a bersagliarlo
con i suoi inseguimenti, le sue telefonate, le sue
proposte di incontro. Si autoconvince che è il dottore
a provarci con lei, perchè non ama sua moglie e
comincia un’escalation al limite del parossismo.
Nelle
sue continue paranoie Anna si crea un mondo parallelo
alla realtà, si crea una sua realtà, fino ad arrivare
ad essere internata perchè continua a sconvolgere la
vita del dottore e diventa pericolosa per se stessa e
per gli altri.
La sua ossessione l’ha portata sull’orlo della follia,
dalla speranza di un amore ricambiato ad un odio
feroce.
Il dottore cambia città e Anna sembra guarire dalla
sua pazzia, anche perchè è incinta a causa di un
rapporto occasionale avuto con un uomo, per la rabbia di
essere sempre respinta dal dottore. Ma le cose non
sono così facilmente risolvibili.
Splendida l’interpretazione di Isabelle Carrè che dà
credibilità al ruolo di Anna, alle sue schizofrenie,
disegnando un personaggio dalle numerose sfacettature.
Un film intrigante, nel quale il regista guarda con
tenerezza la sua protagonista e le rimane accanto
dolcemente, senza giudicarla, con la consapevolezza
che l’amore talvolta può accendere una lucida follia.