Concorso
Non lontano dal mare, in territorio libanese, si trova un avamposto dalla storia centenaria, luogo mitico e carico di storia, il Beaufort, che nel 2000 è un avamposto strategico tenuto in pugno dalle truppe israeliane. E’ una sorta di Alamo, un’estrema propaggine del potere invasivo di Tel Aviv in territorio nemico, una sorta di “fortezza Bastiani” dove la migliore gioventù del paese è mandata a difendere non è ben chiaro quali interessi patriottici. Il film dell’israelo-americano Cedar segue gli ultimi giorni della fortezza, scandita dagli atti, eroici e normali, dei suoi occupanti.
Un gruppo di giovani soldati israeliani attende la “liberazione”. Da cosa poi? Forse dall’obbligo loro imposto dal Governo di difendere a costo della vita il Beaufort del titolo. Joseph Cedar, nato a New York nel ’68, ma poi traferitosi nella terra dei pompelmi, sceglie un approccio quasi metafisico a questa materia prettamente bellica. Lungi dal propinarci combattimenti sanguinosi, o tanto meno pistolotti retorici schierati dall’una o dall’altra parte della annosa barricata arabo-israeliana, ci propone una meditazione filosofica sul senso della guerra e della responsabilità, che nei momenti migliori può ricordare persino il Deserto dei tartari, per quel senso di inutilità e impotenza che permea questo luogo di confine, in una sorta di terra di nessuno.
I punti a favore della pellicola in questione sono molti: una interpretazione sentita di tutto il cast; una gamma ben amalgamata di personalità e una sceneggiatura con poche falle e cadute di tensione; una fotografia che da sola riesce a sublimare verso una dimensione più filosofica che terrena il materiale bellico del film (si veda un uso illuminante della luce mediterranea a squarciare il buio dei lunghi corridoi del forte); e soprattutto può piacere quello che non c’è: vale a dire qualsiasi tentativo retorico di giustificare la politica israeliana o al contrario gli sforzi pacifisti. Non è un film tendenzioso, la guerra è brutta, e Cedar non ci mette molto a darlo per scontato. Ciò però non comporta affatto che il film sostenga una sorta di “pensiero debole” o si faccia portatore di posizioni qualunquiste. Il fatto è che semplicemente questo non è quasi un film di guerra, o lo è quanto lo erano La sottile linea rossa o Le beau travail, stupendo pamphlet antimilitarista sulla legione straniera di Clarie Denis (1999), nel suo dipingere la disperazione di una manciata di giovani mandati al macello senza spiegazioni troppo convincenti.
Nessuno qui è dipinto irrealisticamente come eroe senza macchia e senza paura, nessuno ha ragione da vendere o perle di saggezza. L’unica cosa che si attende è la liberazione, come si diceva in apertura: la liberazione da un impegno troppo gravoso, quello di decidere della vita e della morte di altri esseri umani. Rimane tanto più incisiva perciò la scena finale: l’ufficiale a capo della guarnigione si scioglie in un quieto e sereno pianto liberatorio. L’importante è tornare a casa, tornare a essere uomini.
Titolo Originale: Beaufort
Genere: Guerra
Anno: 2007
Nazione: Israele
Durata: 125 minutiSceneggiatura Joseph Cedar
Regista Joseph Cedar
Interpreti Gal Friedman, Oshri Cohen, Eli Altonio, Alon Abutbul, Ohad Knoller, Ami Weinberg, Nevo Kimchi, Daniel Brook