Giornate degli Autori
«Before it Had a Name è il titolo di una trasmissione radiofonica americana trasmessa qualche anno fa. Raccontava storie di cose ed eventi prima che avessero un nome e di quanto il nome determini la percezione e la comprensione della cosa stessa. Le imponga una natura spesso diversa e sempre più semplice e riduttiva della sua natura originale, misteriosa e incatalogabile.
Il film è nato da questa idea, come se fosse un altro episodio della stessa serie, un’altra storia di Before it Had a Name» – Giada Colagrande, regista e attrice del film.
Giada Colagrande, classe 1975, nel 2002 porta a Venezia il suo primo coraggioso lungometraggio girato a bassissimo budget Aprimi il cuore riscuotendo buon consenso di critica e successo ad altri festival internazionali.
Poi incontra a Roma l’ex sergente Elias di Platoon (1986, di Oliver Stone) e l’ex Gesù di Scorsese (L’ultima tentazione di Cristo, 1988) Willem Dafoe, classe 1955, lì per le riprese delle Avventure Acquatiche di Steve Zissou di Wes Anderson, se ne innamora, ne diventa la compagna e si trasferisce in America.
Dal loro amore e dalla loro intesa professionale nasce Before il Had a Name che, finanziato dall’americana Nu Image, è stato presentato nelle Giornate degli Autori l’ultimo giorno della mostra.
E accolto con sghignazzi, risate fragorose, divertimento.
I Dafoe scrivono insieme la sceneggiatura, recitano e lei dirige.
Un film che, chi ha potuto vederlo in sala durante il Festival, ben difficilmente lo dimenticherà data la sua folle pretesa di artisticità e poesia e invece la sua più pura demenzialità.
L’idea alla base della storia, se fosse stata sviluppata bene e con maggiore cura, poteva essere anche carina: Eleonora va nella casa fuori New York (una fredda e vuota casa rivestita di gomma nera nella campagna innevata) lasciatale dal compagno Karl appena morto e qui fa conoscenza e si lega al custode Leslie scoprendo dei tradimenti e della vita dissoluta di Karl.
Il film dall’inizio alla fine (il finale è più splatter di una scena di Tarantino) è imbarazzante per la sua superficialità e per la recitazione (soprattutto quella della Colagrande) ma alcune scene lo sono più di tutte: si veda il dialogo al ristorante di Leslie con il cameriere su come si cucina il jambalaya, il balletto in mutande di Dafoe davanti al camino o la sequenza nella quale Eleonora, delusa dalla verità sul suo amore defunto getta le sue ceneri nel gabinetto dopo averle tenute strette a sé per metà film.
Se Leslie è il custode della casa di gomma e se ne deve occupare allora, gli dice Eleonora «prenditi cura anche di me, sono parte di questa casa ora».
Da tale momento in poi via con le scene di sesso più kitsch e ridicole di questo festival tra particolari ginecologici, battute hard-comiche, allusioni a fontanelle, rubinetti rotti, idraulici e attrezzi.
Scene strucult che nemmeno la coppia natalizia Boldi-De Sica o i ragazzi di American Pie avrebbero saputo fare meglio…
Si ride, anche di gusto, ci si diverte. Peccato, si crede, non sia quelsto il volere degli autori.
File rouge della narrazione è la canzone di Ornella Vanoni Domani è un altro giorno: «Domani è un altro giorno si vedrà» dicono le parole.
Domani è un altro giorno e si vedrà come sarà il prossimo film della coppia Colagrande-Dafoe, sempre che il loro amore e la loro collaborazione resista…
Titolo originale: Before it had a name
Nazione: U.S.A., Italia
Anno: 2005
Genere: Drammatico
Durata: 99′
Regia: Giada ColagrandeCast: Willem Dafoe, Claudio Botosso, Seymour Cassel, Giada Colagrande, Isaach De Bankolé, Emily McDonnell
Produzione: Brian Bell, Rita Capasa, Randall Emmett
Data di uscita: Venezia 2005