“BUBBLE” di Steven Soderbergh

La doppia anima di Soderbergh

Fuori Concorso
Una tragedia romantica, ambientata in una cittadina dell’Ohio. Un triangolo amoroso tra operai di una fabbrica di bambole degenera in un misterioso omicidio.

Soderbergh è, ormai, diventato nel corso degli ultimi anni uno degli ospiti fissi del Festival di Venezia. Ed è, proprio con questo Bubble che il regista di Traffic segna una bella cesura sul fronte delle nuove fruizioni legate alla visione cinematografica dimostrandosi, a pieno diritto, battitore di nuovi percorsi. La pellicola uscirà in contemporanea nei cinema, in dvd e sulla tv satellitare o via cavo. Si tratta di un thriller dal costo molto basso (un milione e mezzo di dollari), girato in soli diciotto giorni in Ohio, con attori non professionisti.

“Perché farlo?”, si domanda il regista americano, “Perché no!” si risponde, affermando che “non ha alcun senso l’attuale processo distributivo che prevede l’uscita nei cinema, quella successiva nelle videoteche, il passaggio alla televisione a pagamento e infine a quella in chiaro, con la necessità di almeno tre differenti campagne pubblicitarie”. Ovviamente da questo quadro, reale ma semplicistico nelle relative implicazioni, la figura professionale degli esercenti pare destinata all’estinzione. Soderbergh aggiunge “Non è mia intenzione incitare una rivoluzione nell’industria: voglio solo perlustrare nuove strategie di distribuzione che servano meglio sia il pubblico che i produttori. La produzione digitale, la trasmissione via satellite e il formato Dvd hanno già aperto nuovi sentieri e non si può fingere che ciò non sia accaduto”.

Colpisce non tanto il fatto che il regista americano sia riuscito a girare il tutto in tre settimane quanto la sua bravura nel saper guidare attori non professionisti. Inizialmente, la sceneggiatura era costruita intorno alla città. Secondariamente, l’attenzione si è spostata verso il lavoro attoriale, invitando i protagonisti a portare dentro il film il massimo delle loro vite. Essere, in qualche modo, testimoni di se stessi. Una sorta di testamento. Per questi motivi, Soderbergh ha fatto di tutto per non disturbare gli attori. Non interferire volutamente. Non voleva, infatti, interrompere la magia e la purezza che emergevano spontanemanete dal loro lavoro. “A differenza dei reality show – dice Soderbergh – che obbligano i personaggi a recitare un ruolo, in Bubble gli attori sono stati estremamente coraggiosi per l’elevato livello di esposizione personale a cui si sono sottomessi. Ho preso delle persone reali e ho cercato di unire finzione e realtà in una maniera non aggressiva”.

Questo nuovo lavoro è anche testimone di un doppio binario a cui Soderbergh sembra non voglia rinunciare: mega-produzioni hollywoodiane e pellicole dal basso profilo economico. Nel caso specifico di Bubble, il regista non nasconde la propria curiosità nel recepire le reazioni del pubblico americano. Non solo perché il prodotto è esteticamente europeo ma soprattutto perché la visione richiede uno sforzo a cui gli statunitensi, usualmente, non sono abituati. Magari le nuove frontiere dell’audiovisivo cambieranno anche questo aspetto. Staremo a vedere…

Titolo originale: Bubble

Nazione: U.S.A.

Anno: 2006
Genere: Thriller
Durata: 73′
Regia: Steven Soderbergh
Cast: Debbie Doeberreiner, Dustin Ashley, Misty Wilkins
Produzione: Gregory Jacobs, Steven Soderbergh