“BUSKASHÌ, VIAGGIO DENTRO LA GUERRA”di Gino Strada

Afganistan: un grido di condanna contro la guerra “giusta” si erge dai bombardamenti

Le atrocità della guerra e un faticoso viaggio verso Kabul viste da un uomo che ha dedicato la sua vita e la sua professione di chirurgo ad Emergency, l’associazione umanitaria italiana che si occupa dell’assistenza e riabilitazione delle vittime dei conflitti e delle mine antiuomo.

A seguito dell’attentato dell’11 Settembre al World Trade Center e al Pentagono, Gino e Kate, due medici al servizio di Emergency, decidono di recarsi in Afganistan. Preoccupati per l’imminente risposta armata all’attacco terroristico subito dagli americani, destinata a mietere moltissime vittime tra civili innocenti afgani, i due colleghi daranno inizio ad un odissea verso l’ospedale di Kabul, un viaggio che avrà come prima tappa una Islamabad assediata da reporter di tutto il mondo.

Ordinata la cancellazione da parte dell’Onu di tutti i voli diretti a Kabul per questione di sicurezza, Gino e Kate decidono di trovare una soluzione alterativa: raggiungere Kabul attraversando la catena montuosa che separa il Pakistan dall’Afganistan. Un viaggio difficile e scomodo: il superamento dei posti di blocco nei pressi di Chitral, il disagevole pernottamento -senza toelette e riscaldamento- nei villaggi di Shah Salim e di Baharak, piste stette e ripide ad altitudini elevate che fiancheggiano imponenti precipizi, guasti meccanici alla jeep che rallentano il loro tragitto. Una volta raggiunto l’ospedale di Emergency nel Panchir hanno inizio le trattative per l’apertura del centro di cura situato a Kabul, che si concluderanno solo il 6 Novembre 2001 grazie all’intervento del mullah Omar: finalmente Gino e Kate possono operare attivamente per soccorrere i prigionieri di guerra e i feriti dei bombardamenti e delle mine antiuomo, rischiando ogni giorno di cadere vittime delle “bombe intelligenti” made in USA che sfrecciano sui cieli della città.
E’ curioso che nel romanzo il termine “Buskashì” non venga mai accennato e a spiegarne il significato ci pensa il commento apposto nel retro della copertina, il quale specifica che il Buskashì è il gioco nazionale afgano dove due squadre di cavalieri si contendono la carcassa di una capra decapitata: lo scopo del cruento gioco è impossessarsi dell’animale o di ciò che ne resta al termine della gara. Solo dopo aver concluso la lettura del libro si capisce come, in realtà, esso sia fortemente pregno dei meccanismi che regolano il gioco afgano: attraverso tale chiave di lettura l’Afganistan rappresenta il simbolo di questa carcassa animale inerme contesa dai giocatori, in questo caso americani e sovietici, mujaheddin e talebani. E’ una terra abitata da una popolazione di poveri ed indifesi pastori, costretta ad essere massacrata dagli eserciti stranieri e a combattere guerre non sue. Strada, quindi, non si limita a proporci una cronaca di viaggio ma ci offre una realtà bellica molto più complessa di quella proposta dai mass media, dove l’America non appare più come il cuore infallibile ed oculato della Civiltà occidentale ma un’avventata potenza militare che, per indebolire la secolare nemica russa, ha fornito soldi, armi e addestramento a quella stessa schiera di integralisti che ha poi organizzato l’attentato al World Trade Center. L’America non appare più come la giusta forza punitrice dei terroristi afgani ma la carnefice di uomini, donne e bambini innocenti che nulla hanno avuto a che fare con gli andamenti politici del loro paese. Sotto accusa l’inaffidabilità del giornalismo, il “quarto potere” capace di manipolare le conoscenze delle persone che non conoscono direttamente i fatti e che può far credere loro tutto ciò che vogliono i detentori del potere politico, emendando l’informazione dai contenuti più scomodi, come ad esempio il bombardamento di una scuola o l’ignorare il covo di Osama bin Laden. Strada ci offre il ritratto di un Occidente meno civile di quel che vuol mostrare, che ignora ipocritamente le condizioni di vita di migliaia di innocenti nonostante abbia firmato nel 1948 una Dichiarazione universale dei diritti, la quale dovrebbe essere rispettata anche nei confronti dei cittadini più indifesi e vulnerabili. La crudezza delle immagini proposte dall’autore sottolinea la gravità delle condizioni di questo affascinante popolo così ingiustamente devastato, spingendo ciascuno di noi a riflettere sulla natura della guerra dal punto di vista di chi l’ha vissuta sulla propria pelle, sulla possibilità che possa esistere una battaglia giusta, tecnologica, bella e necessaria, se essa sia l’unico strumento possibile per risolvere i contrasti tra i popoli: gli spunti filosofici che tale libro ci può offrire sono innumerevoli ed universali, oltre che fondanti per il nostro essere “cittadini del mondo” responsabili e civili, dove per civiltà non si intende il mero sviluppo tecnologico di una Nazione ma il riconoscimento dei propri doveri morali nei confronti nel simile e del diverso, dell’Uomo nella sua accezione più totale e non esclusivista. La guerra rappresenta quindi per Strada la negazione più grave di questo diritto alla vita, il simbolo anacronistico di una forza bruta e bestiale, l’ossimoro della modernità.

Strada si dimostra un narratore chiaro ed esaustivo, paziente nello spiegare tutti gli avvenimenti storici passati attraverso digressioni che possono delucidare od approfondire la comprensione della storia presente; inoltre nel testo appaiono molti nomi propri e comuni in arabo o in farsi, i quali potrebbero appesantire la comprensione del testo ma Strada spesso ne spiega il significato, rendendo tali termini meno sibillini ad un pubblico poco in contatto con la realtà afgana e pakistana. La narrazione si svolge in prima persona, con un linguaggio spesso colloquiale, ricco di dialoghi tra i personaggi e periodi piuttosto brevi che rendono particolarmente scorrevole e veloce la lettura. In postfazione è pubblicato il testo della Dichiarazione universale dei diritti, che Gino Strada invita a leggere con attenzione e serietà.

Casa editrice: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2002
Pagine: 178
Prezzo: 6,50€