“Il cattivo tenente – Ultima chiamata New Orleans” di Werner Herzog

"Sparagli di nuovo, la sua anima balla ancora"

Venezia 66. Concorso
Una percussione costante batte sul fondo del film. Una tromba soffiata piano si trascina lungo le varie sequenze. Di contorno, donne senza biancheria, alligatori e allibratori, crack in cristalli ed eroina. In mezzo il cattivo tenente Terence McDonagh, un Nicolas Cage sbilenco, acciaccato e grandioso.

Sembra che l’uragano Katrina diventerà come la II Guerra Mondiale, che per Hollywood non è ancora finita. Alcune storie si accomodano meglio negli scenari apocalattici che la Natura o l’uomo a volte ci regalano ed è quasi automatico che l’anti-national geografic Werner Herzog ci sguazzi alla perfezione, nei landscape fangosi e dissestati del post. Post-sbronza, post-sballo, post-uragano; nelle strade grigie e umide della ferita New Orleans, nei balconcini di legno del quartiere parigino dove il tedesco ha fiutato l’odore giusto che avrebbero potuto emanare i suoi protagonisti.
L’odore del diavolo. L’odore della malvagità. Non tetra ma quasi scanzonata. Non greve ma beffarda.

Se per cattivo s’intende un uomo che, curvo sul tubicino dell’ossigeno di una vecchietta, lo blocca per estorcerle una confessione e poi le punta in faccia la 55magnum, beh, effettivamente, potrebbe passare per cattivo. Ma… Più cerca di esserlo e più riesce a seminare il bene. Si trascina storpio e storto, le sue azioni mandano in cortocircuito le convezioni sociali e professionali ma il malefico karma non lo colpisce.
Ferma una coppia di giovani amanti, sequestra loro il crack e si fa pure palpare, minaccia un giocatore di football per la mariujana con cui l’ha pizzicato e gli chiede un baro bell’e buono nella partita contro la Georgia..

L’arma sociale del buon comportamento non è nelle sue corde. Cerca però di vivere ai limiti sperando nell’ineluttabilità della colpa, sperando nella falce nera della vendetta divina che colpisce l’outsider.
Ecco che no. Nick Cage trascende il tipico. Non è sano, non è corretto, non è assolutamente normale eppure è l’uomo più sicuro a cui affidarsi in caso di pericolo (anche se per qualche ora potreste vedere la vostra vita valutata in grammi come la coca pura). Tutto torna in positivo se nasce da un’azione sconsiderata e passabile di reato. La sua indole da destabilizzato sembra quasi proteggerlo e più scende negli abissi e più l’aurea della disperazione lo rafforza. E’ straordinariamente obliquo, si muove e striscia come un serpente su un luogo abbandonato e i suoi occhi gli aprono la strada, sempre sbarrati, sempre vibranti.

Tutto in una città scrostata e ciondolante, una sorta di Gotham City diurna dove il riff del blues del sud accende le interpetazioni e si incolla alla pellicola. E’ ovvio che New Orleans ci metta lo zampino. E’ passo jazz, c’è la storia (ok, ma c’è ancora qualcuno che vuol sentir parlare di storie?) e poi soprattutto c’è l’attitudine, la direzione, l’umore.
Che per Herzog è noir con punte e divagazioni umoristiche. Un umore che tende al vagamente schizzato e che cola dalla bocca del tenente, promosso capitano nonostante le sue devianze.

In ultimo, sembra che il film abbia qualche somiglianza col Cattivo Tenente di Abel Ferrara. Che Herzog non ha visto, ma di cui sicuramente avrà sentito parlare. Ma di colpe qui, nemmeno l’ombra.

Titolo originale: Bad Lieutenant: Port of Call New Orleans
Nazione: U.S.A.
Anno: 2009
Genere: Drammatico
Durata: 121′
Regia: Werner Herzog

Cast: Nicolas Cage, Val Kilmer, Eva Mendes, Fairuza Balk, Jennifer Coolidge, Brad Dourif, Shawn Hatosy, Denzel Whitaker, Shea Whigham, Xzibit
Produzione: Edward R. Pressman Film, Nu Image Films, Polsky Films, Saturn Films
Data di uscita: Venezia 2009
11 Settembre 2009 (cinema)