Concorso
Lawrence ha appena assistito al suicidio del fratello gemello Darrius; persa l’unica ragione di vita, Lawrence si spara, ma viene salvato. La sua vita continua così senza alcuno stimolo, ben al di là dell’apatia, finchè non invade la sua porta di casa il nipote dodicenne James, in cerca dei soldi che deve a un gruppo di spacciatori del luogo.
L’idea di poter aiutare qualcuno che sta male come, o forse peggio di lui, sembra risvegliare Lawrence dal suo torpore. Nel frattempo la madre di James, Marlee, ex tossicomane, ex moglie di Darrius e che ora si ammazza di lavoro per sfamare il figlio, decide di trasferirsi a casa dell’ex marito deceduto, a fianco di quella di Lawrence, in seguito a un infelice incontro con i creditori del figlioletto turbolento. La vicinanza tra i parenti distanti sembra giovare a tutti: James è controllato da vicino, Lawrence ha di nuovo qualcosa di cui occuparsi mentre Marlee si prende carico con entusiasmo della piccola drogheria dei due gemelli, mai più riaperta dopo il suicidio di Darrius. I nuovi equilibri, seppur instabili e fragili, sembrano poter prospettare una nuova e leggermente più felice esistenza per i tre protagonisti.
Lance Hammer, quarantenne californiano, esordisce alla regia con questo forte affresco della vita in uno squallido, desolante, pericoloso, violento, insomma invivibile (le sequenze in cui James vaga per i campi ed esplora i casolari abbandonati e lasciati a marcire e crollare parlano da sole) sobborgo sul delta del Mississippi nel sud più profondo degli Stati Uniti d’America. Hammer, macchina da presa a spalla di circostanza, oltre a girare proprio sul delta del fiume si serve di attori non professionisti del luogo; la volontà di realismo, ricercata con passione in praticamente ogni componente della pellicola, è quindi molto evidente, oltre che molto riuscita e decisamente azzeccata e funzionale per quelli che sono gli scopi del film e, soprattutto, la storia narrata.
Una storia di desolazione umana, che si accompagna a quella ambientale e sociale; una storia di tre persone che ricercano disperatamente la salvezza, per non dover fare la fine del povero Darrius che, non tollerando più la piega presa dalla sua vita, ha deciso di farla finita. Ed è così che i tre personaggi, Lawrence, James e Marlee, usando come molla il forte disagio del più vulnerabile dei tre, ovvero James, finiscono per salvarsi l’un l’altro, e comprendere che, almeno per il momento, si “necessitano” vicendevolmente. Un film fatto di molti silenzi, di una messa in scena livida, come detto funzionale e anche molto personale, per niente banale. Una storia semplice, ma non sciocca, una messa in scena non sfarzosa, ma per niente povera, un regista all’esordio che dimostra molta maturità e consapevolezza. Bene ha fatto la Berlinale a premiarlo con la partecipazione al Concorso ufficiale per i lungometraggi. Menzione speciale per i tre attori/non attori interpreti dei ruoli principali, specialmente per il corpulento Michael J. Smith Sr. che dà vita al personaggio di Lawrence con laconicità, profonda tristezza e grande profondità.
Un film di Lance Hammer
Con Micheal J. Smith, JimMyron Ross, Tarra Riggs, Johnny McPhai
Genere Drammatico
Colore 96 minuti
Produzione USA 2007.