Al suo primo confronto con un lungometraggio, lo statunitense Lance Hammer indaga le complicazioni emotive di un dramma familiare. Sullo scenario ultimo del Mississippi, a un passo dal Golfo del Messico, una regia francesizzante indugia sui momenti più critici di una storia – come tante – di miseria e rancori.
Ballast è innanzitutto un viaggio di François Truffaut in Lousiana. Lance Hammer, regista e sceneggiatore, ha assistito i Coen nella realizzazione di The Man Who Wasn’t There; più che una mano noir alla Fritz Lang, qui il tributo (dichiarato) è alla nouvelle vague parigina. Tutta la regia di questo film, attraverso l’uso esasperato della camera a mano e di alcune tecniche di montaggio, pare avere il preciso scopo di aggiungere suggestione all’apparato narrativo.
Delta del Mississippi, qualche chilometro a sud di New Orleans. C’è James, un ragazzino con poca fanciullezza da vivere: finisce rapidamente nel giro della droga come fattorino e, com’è inevitabile, si mette nei guai. E’ un mestiere che sceglie per inerzia, per riempire le sue giornate fatte di emarginazione e carenza d’affetto. Marlee, single mother, sgobba da mattina a sera, ma il lavoro è sottopagato e non basta a farla accorgere che sta perdendo contatto con l’amato pargolo. Lo zio Lawrence, nonostante sia affranto e solo, è un miraggio di salvezza per entrambi e rappresenta a lungo l’unica figura di speranza per il futuro oscuro e pasticciato di James.
L’intreccio tra le vite di questi tre personaggi, legati tanto da indissolubili rancori quanto da irrinunciabile fiducia, conduce al leit motiv del cinema indipendente drammatico contemporaneo. E cioè storie di uomini e donne in preda alla desolazione che, nonostante gli attriti, tentano di porgersi una mano per uscire insieme e in maniera commovente dalla loro esistenza in rovina.
Il quarantenne Lance Hammer ha capillarmente presentato questo film in giro per il mondo, vincendo due premi per miglior regia e fotografia al Sundance Film Festival e ricevendo consensi e stroncature in egual misura. E’ indubbio che abbia colto con grande intuizione, lui che si dice ammaestrato da Robert Bresson, l’attuale tendenza di un certo cinema drammatico a recuperare le lezioni estetiche francesi di 30-40 anni fa (si pensi ai Dardenne o al rumeno Mungiu). Resta però insoluto, al di là della curiosità verso un’adesione atlantica al Cannes-pensiero, l’obiettivo di questo testo cinematografico.
BALLAST USA, 2007, 35mm, 96′
Regia: Lance Hammer
Produzione – Production: Ballast LLC
Produttore – Producer: Lance Hammer, Nina Parikh
Sceneggiatura – Screenplay: Lance Hammer
Fotografia – Cinematography: Lol Crawley
Sound Editor: Kent Sparling
Musica – Music: Sam Watson
Cast: Michael J. Smith Sr., KimMyron Ross, Tarra Riggs, Johnny McPhail