Berlinale: “The Necessary Death of Charlie Countryman” di Fredrik Bond

In viaggio con Charlie

Il soprannaturale fa sempre un certo effetto, specie quando, come era successo in Hereafter di Clint Eastwood, i vivi riescono a parlare con i morti. Se poi si incrocia anche una storia d’amore, tanto meglio. Se però oltre all’amore ci sono anche scazzottate e pestaggi senza pietà, beh, allora si comincia a dubitare un po’ del soprannaturale e si grida più che altro: “Attenti al bruto”.

Tutto comincia a Chicago, ai giorni nostri, al capezzale della madre del giovane Charlie. Nel rendere lo spirito, la donna trasmette a figlio una specie di alito, un’essenza che lo mette in contatto con lei, ormai trapassata. Una madre un po’ hippy che gli fa promettere di fare un viaggio a Bucarest. Charlie parte giusto per mantenere quella strana promessa postuma, ma già nella trasvolata accade qualcosa di imprevisto: il suo loquace vicino di poltrona, un rumeno di mezza età, muore, appoggiato alla sua spalla. Ma subito dopo gli fa promettere anche lui qualcosa, ossia di portare alla figlia Gabi il souvenir dall’America che lui le ha comprato.

Ma il ragazzo, ingenuo e un po’ sprovveduto come più o meno tutti gli americani, arriva nel vecchio continente e subito si accorge di quanto sia corrotto e malvagio, specie là dove la brutalità ha un recente passato di oppressione politica. Così non fa in tempo nemmeno a sbarcare che è già in galera, prima ancora di aver potuto spiegare che il souvenir non lo ha rubato al morto. Superate le prime peripezie incontra Gabi, ed è subito colpo di fulmine. Qualcosa però si frappone tra i due, una specie di peso atavico, un accumulo di violenze che opprimono la bella giovane ma che lo spaesato americano percepisce senza ben capire, attratto e respinto da lei. Emerge una storia di criminalità spietata, che coinvolge Gabi, un tempo sposata con uno dei boss più sadici, nonostante i tentativi del padre di allontanarla da quel giro pernicioso.

Impressionante per Charlie è il contrasto tra la bellezza del conservatorio, con i suoi stucchi dorati, i cristalli scintillanti e le musiche raffinate dove Gabi, valente musicista, suona la viola, e la violenza del mondo fuori.
Una violenza che gli si scaraventa addosso senza tregua, come un incubo più e più volte ricorrente.
Ma alla fine, smessi i panni del ragazzotto un po’ ignorante e fifone, Charlie sveglia il vero yankee che dorme il lui e lotta fino in fondo, a rischio della vita, per difendere il suo amore. E lui, ossia l’amore che tutto vince, sconfigge da solo la più temibile gang di narcotrafficanti dell’est Europa.

Facile e romantico, stereotipo e prevedibile, questo film ha però due meriti: un LaBeouf che, fuori dai canoni tradizionali del fascinoso hollywoodiano – è tuttavia bello e simpatico, intenerisce e attira a prima vista per il suo essere ingenuo ma onesto, scaltro ma innocente, esattamente come il personaggio del giornalista interpretato in The Company You Keep con Robert Redford. L’altro merito è una certa dose di autoironia – sempre in LaBeouf – che fa perdonare eccessi e sciovinismi. Un esempio è la scena divertentissima al conservatorio, in cui è messo alla porta ma lui chiede quale porta, visto che ce ne sono tante: una gag comica ma pulita, che fa ridere come si rideva con Fantozzi, per dare un’idea.

E come in Fantozzi, ma anche come nelle fiabe sonore di quando eravamo bambini, c’è una voce narrante, impostata sul lieto fine. E la voce della madre, che divertita dalle vicende del figlio alla fine gli confessa di essersi confusa: non voleva dire Bucarest, bensì Budapest…
Ci sarà forse un sequel delle avventure di Charlie nella capitale magiara?

Titolo originale: The Necessary Death of Charlie Countryman
Nazione: U.S.A.
Anno: 2013
Genere: Azione
Durata: 108′
Regia: Fredrik Bond

Cast: Shia LaBeouf, Evan Rachel Wood, Rupert Grint, Mads Mikkelsen, Til Schweiger, Melissa Leo, James Buckley, Vanessa Kirby, Montserrat Lombard
Produzione: Bona Fide Productions, Voltage Pictures

Data di uscita: Berlino 2013