Michele Loporcaro, con audacia e ottimo stile giornalistico, affronta un fenomeno importante del mondo della comunicazione: la spettacolarizzazione ed il cattivo uso del linguaggio dell’informazione.
“Cattive notizie” è un’opera ben articolata, poiché analizza il mondo dell’informazione sia osservando il suo evolversi nella storia, sia valutando con acutezza il linguaggio e lo stile adoperati dalla stampa e dalla televisione.
I mass media italiani sempre più enfatizzano gli eventi, caricando di dramma e di elementi spettacolari i propri servizi.
I mezzi di comunicazione di massa sono mossi ormai solo da interessi economici e dalla corsa alla conquista dell’audience, perciò scelgono le modalità più semplici per attirare l’attenzione del pubblico. Sensazionalismo, dramma e spettacolarizzazione fanno raggiungere facilmente questo scopo, sia perché tendono a divertire, sia perché influenzano un pubblico che non possiede una conoscenza diretta degli avvenimenti, quindi soggiace alle manipolazioni dei mass media. L’influenza è esercitata soprattutto verso alcune fasce della popolazione: quelle meno istruite, prive dei necessari strumenti concettuali e culturali per filtrare le notizie, cioè quei lettori, telespettatori ed ascoltatori che non hanno modo di diversificare le fonti d’informazione, attingendo a diversi mezzi di comunicazione e consultando approfondimenti sulle tematiche trattate.
La notizia acquista sempre più le caratteristiche di un romanzo drammatico ed avvincente, eliminando il distanziamento dall’evento che consente eventualmente l’oggettivazione e la critica.
Michele Loporcaro non si limita ad affermare queste condizioni preoccupanti, ma dimostra con numerosi esempi, spesso anche divertenti per la loro assurdità, come la stampa e la televisione abbiano perso la loro obbiettività.
La situazione è grave: la notizia come mito erode la stampa nella sua funzione di informatrice, portandola a cedere alle forti pressioni della società dello spettacolo. Ormai questo media ha barattato la sua funzione pedagogica e raziocinante con la ricerca spasmodica di un numero sempre più ampio, ma non per questo più colto, di lettori: una ricerca condotta con le armi facili dello spettacolo, dell’emotività, dell’intrattenimento, dell’immagine e del mito. Conseguenza di tale situazione è il declino dell’inchiesta e del reportage, mentre diventa sempre più banale e frequente l’uso dell’intervista, spesso usata come mezzo di teatralizzazione del dolore delle persone.
Un’ulteriore tematica tratta lo sfruttamento senza ostacoli dei mezzi di comunicazione da parte della politica per fare propaganda.
Ogni partito si avvale di una forte strategia comunicativa espressa attraverso il potere dei media. La presenza mediatica è rilevante, pertanto il politico è portato ad accettare e sfruttare le proposte dei giornalisti, consapevole dei vantaggi di cui potrà beneficiare la sua immagine. Raramente egli rifiuta un invito in televisione, qualunque sia il tipo di programma, poiché così può mettere in atto giochi di seduzione e persuasione.
Attraverso i mass media si possono raggiungere milioni di persone e polarizzare l’opinione degli indecisi, degli scontenti, dei non votanti, quindi convincerli ad un voto o indurli ad un comportamento solo per l’impatto emotivo e accattivante di un’opinione, proposta in maniera martellante e con assoluta facilità di comprensione. Si tratta senz’altro di una nuova forma di propaganda, utilizzata soprattutto durante la campagna elettorale, ma non solo.
La televisione costituisce ormai lo spazio principale della lotta politica e sempre più spesso vediamo personaggi politici partecipare a programmi, come “Porta a porta” e “Matrix”, insieme a soubrette e artisti di ogni genere.
Michele Loporcaro tratta queste tematiche impegnative con un stile ironico e divertente, riuscendo così ad aprire gli occhi dei lettori senza risultare pesante e noioso.
Michele Loporcaro
Cattive notizie
Milano
Ed. Feltrinelli
2005
197 pp.
14 €