Due corpi, due esseri umani. Che rapporto ci sia tra loro non è dato saperlo. Un mistero che diventa più inquietante pian piano che lo spettacolo procede. Intimo e misterioso, Ceneri alle ceneri è la penultima prova drammaturgica di Harold Pinter, autore inglese insignito del premio Nobel per la letteratura nel 2005 e scomparso tre anni più tardi.
L’azione comincia in medias res: Devlin e Rebecca, forse amanti, forse marito e moglie, forse carnefice e vittima, stanno parlando tra loro di un vecchio amante di lei. Chi era? Cosa faceva? Perché la donna non ne hai mai parlato? Le pressanti domande dell’uomo in un primo momento sembrano raffigurare soltanto una scena di gelosia, ma man mano che il dialogo procede il pubblico prende coscienza che c’è qualcosa di più sottile ed insidioso in quelle parole, qualcosa che si insinua nei silenzi, nelle frasi non finite e negli improvvisi cambi di discorso. Chi erano quelle madri a cui venivano strappati i bambini dalle braccia alla stazione? Tra mezze confessioni e profondi silenzi, lo spettatore non verrà a sapere con certezza quale mostro abiti i ricordi di Rebecca, ma gli torneranno alla mente immagini di orrori e tragedie storiche (l’olocausto?) che lo faranno uscire dalla sala turbato.
La messinscena di Ceneri alle Ceneri proposta dal teatro Franco Parenti di Milano assume un valore particolare: è il saluto e il ringraziamento che il mondo dello spettacolo rivolge a Mario Morini. Il regista, infatti, lo scorso anno stava lavorando alla realizzazione del testo pinteriano quando è venuto a mancare. I suoi numerosi appunti di lavoro sono stati dunque raccolti dalla moglie Magda Poli ed hanno costituito la base da cui è partita Federica Santambrogio per la realizzazione di questa messinscena. Partire dalle idee di qualcun altro non è un’operazione semplice e infatti lo spettacolo della Santambrogio nel complesso risulta un azzardo riuscito solo a metà.
Numerose sono le idee pregevoli che lasciano lo spettatore di stucco. L’ambientazione è il più asettica possibile: sullo sfondo e sui lati solo dei pannelli retroilluminati dipinti in modo astratto con colori che possono ricordare alcuni quadri di Kandinsky e sul palco una sola vecchia sedia. I veri protagonisti sono i due personaggi con le loro parole, le loro storie. Nessun appiglio per capire in che epoca e in che luogo si svolga l’azione. I gesti e le carezze che Devlin fa a Rebecca in un primo momento sembrano solo gesti di intimo affetto (amore no, la donna afferma che nessuno l’ha mai chiamata amore e ride davanti ai giuramenti dell’uomo), ma si trasformano presto in un invadente tentativo di entrare nell’animo di lei, di strappare con violenza il velo della memoria per riportare alla luce i fatti di un passato che si credeva ormai sepolto. Questa volontà è fisicamente raffigurata con il progressivo togliere i vestiti a Rebecca fino a farla rimanere quasi nuda, come la verità che via via viene a galla, ma senza essere del tutto palesata.
I ritmi rimangono costantemente lenti, ad eccezione dell’impennata finale che riempie di vita uno spettacolo rimasto fino a quel momento in sordina. Le luci soffuse lasciano spesso in ombra gli attori, i quali comunque non sempre risultano convincenti (ancora una volta è il finale a riscattare il resto), rimanendo troppo statici e freddi per rendere a pieno il dramma che si sta svolgendo davanti agli occhi dello spettatore.
Tra luci e ombre Ceneri alle Ceneri si rivela un testo complesso e profondo, arricchito da una vena di malinconica poesia che non può lasciare indifferenti.
Ceneri alle Ceneri di Harold Pinter al Teatro Franco Parenti di Milano dal 29 settembre al 17 ottobre
dalle note di regia di Mario Morini raccolte e interpretate da Magda Poli, messe in scena da Federica Santambrogio
con: Umberto Ceriani e Annina Pedrini
Durata: 45 minuti
www.teatrofrancoparenti.it