Gli ascolti sono stati da record, la canzone vincitrice rimane fra le migliori degli ultimi anni e il pubblico, oltre a udire delle discrete “canzonette”, ha potuto ballare sul valzer delle gaffes e degli imbarazzi offerto sul palco dell’Ariston: un Festival baciato dalla fortuna.
Le aspettative erano molte e le cose che si potevano prevedere altrettante. Certo è che, come le Olimpiadi, Sanremo è un momento sacro dove ogni tipo di guerra si ferma, l’unico che ha continuato a lottare è stato Morandi, prendendo a pugni la conduzione del Festival. Il capitano della squadra, infatti, fortunatamente tornerà ad essere il ragazzo di Monghidoro perché, dopo la sua conduzione, un monumento della canzone italiana si confonde ora con un uomo un po’ frastornato che fa tanta tenerezza, con tanti giovani attorno che lo beffeggiano. Morandi ci ha ricordato che l’età avanza per tutti e, non essendo abituato ai ritmi televisivi, ha dimostrato tutta la sua inettitudine televisiva, azzerando anche la sua identità nazionalpopolare. In una parola: harakiri.
Belen invece, si è tolta i panni da soubrette talentuosa per indossare quelli di ragazzaccia da gossip. Arruolata come donna dello scandalo, a Belen va la “corona” di showgirl a tutto tondo. La Betty nazionale tornerà invece in America da Clooney che, appena sarà uscito dal tombino (dello spot), avrà sicuramente qualcosa da dirle sul modo di fare le interviste in inglese. Chiedere a De Niro. Infatti è apparsa chiara una sua debolezza artistica di fondo: nelle interviste, negli stacchetti e nella conduzione. Troppo ingessata nel leggere il suggeritore elettronico e, per di più, incline alle gaffes (dopo l’annuncio del vincitore esce canticchiando a microfono aperto la canzone di Al Bano). Fuori da ogni logica.
E poi ci sono loro, Luca & Paolo, quelli che fanno casino per contratto: così tanta satira nel palco dell’Ariston l’abbiamo trovata fuori luogo, pedante e fine a sé stessa. Ma la decisione di ingaggiarli e di aprire il Festival ad un pubblico più vasto possibile è stata azzeccata: i loro tributi a Ric e Gian, Gaber, Gramsci e a Morandi stesso sono stati ammirevoli; sul web sono cliccatissime le loro parodie. Senza i loro numeri sarebbe stato impossibile riempire i troppi vuoti di questo Sanremo. Forse, più che due comici, Luca & Paolo sono soprattutto due attori che hanno saputo interpretare gli stati d’animo della maggioranza degli italiani. Onore al merito.
Non tutto il male però vien per nuocere. La conduzione sottotono e la mancata presa di posizione di Morandi è servita a far risaltare le canzoni e le esibizioni, che però non hanno fatto scoprire niente di nuovo. Anzi. Le prestazioni imbarazzanti della divina Patty Pravo e la prevedibile canzone di Al Bano hanno fatto venir voglia di porre un limite d’età al concorso. La vittoria del Prof. Vecchioni ha evitato una terza scomoda vittoria consecutiva di un “artista Amici”, mettendo in risalto il più che discutibile TELEVOTO, il quale ha permesso ad Al Bano di arrivare ancora sul podio nel 2011, dopo la sua esclusione della seconda serata. Inaccettabile.
Tutt’altra considerazione bisogna fare del teatro. Dopo tanti anni si è vista una scenografia moderna: macchine sul palcoscenico imprevedibili e luci a led degne di uno spettacolo americano. I dati Auditel parlano chiaro: questo Festival è stato un successone. La media gira attorno a 13 milioni di telespettatori, con picchi di 19 milioni (62% di share) che solo Benigni sa fare. Numeri che hanno consentito un budget televisivo di 18 milioni per la realizzazione dello spettacolo di quest’anno. Il meccanismo del concorso, tuttavia, è tiranno. Troppo legato allo strapotere delle grandi major che promettendo ospiti internazionali (e quindi share), in cambio chiedono posti per i propri giovani, sebbene la canzone non sia di livello. Vero Marco Menichini? E se anche quest’anno per un motivo o per l’altro non siete riusciti a guardare Sanremo nemmeno cinque minuti, forse è il momento di ammettere che non vi va bene niente.